Da Vendola all'Idv, il puzzle per la sinistra si fa complicato

Il nuovo Ulivo lanciato da Pier Luigi Bersani, ma anche la «santa alleanza» di chiunque voglia mettere una pietra tombale sulla stagione del berlusconismo. E che dire della guerriglia di disturbo di Antonio Di Pietro al Pd, oppure della lotta tra gli ex «fratelli coltelli» di quella che si chiamava la Cosa rossa, e cioè Sinistra e libertà di Nichi Vendola contro Rifondazione comunista. A sinistra le idee (e le azioni) sono tante e spesso confuse. E se i leader, per ora, non hanno in mano la ricetta miracolosa per riorganizzare il campo di fronte alla crisi del Pdl, elettori e militanti sono disorientati: alla festa democratica di Torino ci sono stati applausi per Vendola e Di Pietro, ma anche Pier Ferdinando Casini è stato apprezzato. «Ne resterà solo uno», diceva Christopher Lambert in «Highlander l'ultimo immortale»: ma, tra i Radicali che si lamentano di essere emarginati e il movimentismo dell'Italia dei valori, i soggetti che diranno la loro si moltiplicano. Per non parlare dello scontro tra le correnti del Pd (maggioranze e minoranze si compongono e ricompongono in moto perpetuo).
La prima certezza è il «mantra» ripetuto da tutti i protagonisti: «Mai più l'Unione, l'ammucchiata che ha portato al fallimento del governo Prodi». Il secondo dato acquisito è che l'auto sufficienza di veltroniana memoria (quella delle elezioni 2008) è morta e sepolta. Per il resto, la partita è più aperta che mai e gli sbocchi possono essere molteplici. Bersani chiarisce la proposta del nuovo Ulivo: Prc e Pdci sono fuori, Vendola e Di Pietro dentro; questi ultimi però - insiste il leader del Pd - devono convincersi ad aprire all'Udc. Bene, ma l'Alleanza per l'Italia di Francesco Rutelli (che dopo aver fondato il Pd si è defilato) che fine fa? Se ci sono i centristi di Casini perché tenere fuori Rutelli? Emma Bonino si è lamentata: «Bersani non ci ritiene degli interlocutori». Ma come, i Radicali (ospitati nelle liste democrat alle Politiche del 2008) avevano rappresentato assieme a Di Pietro l'unica eccezione alla strategia di Walter Veltroni. E a proposito dell'ex sindaco di Roma: i suoi e gli ex popolari di Beppe Fioroni stanno creando non pochi grattacapi a Bersani (che però ha riportato in maggioranza le truppe di Piero Fassino e Dario Franceschini) e lo accusano di spostarsi troppo a sinistra: avrebbero addirittura minacciato («notizia infondata», si difendono) di creare gruppi parlamentari autonomi sul modello dei finiani.
Un malessere che può dimostrarsi fatale per il partito. Insomma, se questo è il quadro, mettere insieme un'alleanza che abbia un senso logico sembra un'impresa titanica. E, ammesso che Bersani ci riuscisse, come la mettiamo con le primarie per la scelta del candidato premier? Vendola vuole correre e con le sue «Fabbriche di Nichi« ha iniziato a lavorare sodo in tutta Italia. Bersani non ha intenzione di rinunciare, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino ci sta pensando. Tra gli stand della festa pd girava una domanda: «Ma ce li vedete Casini e Rutelli che stanno con noi - chiedeva una signora con la bandiera in mano - mentre Vendola rischia di vincere le primarie?» «In questo caso - ha risposto il ragazzo a fianco alci - Fioroni e i suoi sono già pronti alla grande fuga».
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