Da Milano a Napoli gli immigrati in corteo

Hanno sfilato in corteo di protesta a Roma. A Milano. A Napoli. A Brescia. A Siracusa. A Reggio Emilia. A Bari. A Bologna. A Bergamo. A Catania. Hanno sfilato in sessanta città d'Italia per dire: noi ci siamo. E siamo importanti per voi. Per la vostra economia. Per questo rivendichiamo i nostri diritti. E' la prima volta che gli immigrati del nostro Paese scendevano in piazza per scioperare.
Alle sei e mezza del pomeriggio, ieri, hanno riempito i nostri cieli di palloncini gialli. Hanno scelto il giallo come colore della loro protesta. Come, del resto, avevano fatto già i migranti francesi. Maglie, bracciali, nastrini, fazzoletti. Tutto giallo. Per le migliaia e migliaia di immigrati che hanno colorato le strade, a braccetto con molti italiani. E' bastato un tam tam su internet per organizzare la protesta. Un passa parola sui social network.
Difficile fare un conto globale. Comunque tanti. Diecimila a Brescia, dove c'è stato praticamente
un blocco delle fabbriche: oltre cinquanta quelle chiuse, la metà metalmeccaniche. Diecimila in corteo anche a Bologna. Cinquemila a Roma, dove è stata presa di mira la sede dell'Inps: gli immigrati ha protestato per il riconoscimento dei contributi previdenziali di cui non godono se lasciano il paese. Nella capitale, il corteo è stato aperto da una delegazione di stranieri di Rosarno, con uno striscione «Troppa intolleranza, nessun diritto». Ventimila a Napoli: un corteo ha tagliato il cuore della città, da piazza Garibaldi a piazza Plebiscito dietro lo striscione: «Nessun uomo è illegale». E stato aggredito l'assessore comunale Giulio Ricci da «frange estremiste di disoccupati» ha denunciato il sindaco. A Bari si sono fermati in piazza Ferrarese per una protesta culturale: sono stati letti testi di letteratura migrante e portati menifesti con la
scritta «Sono una persona, non un documento». A Catania, dopo il presidio in prefettura, si
sono sbizzariti in squisitezze di cibi etnici. A Milano, sono state fatte lezioni d'arabo pubbliche
in piazza Duomo.
Importanti le adesioni: da Amnesty all'Arci, da Legambiente alle Acli, a Emergency. Anche i partiti hanno aderito: il Pd, l'Idv, il Pdc, Rifondazione
comunista, direttamente. Ma a livello personale ci sono stati molti consensi anche all'interno
del Pdl e dell'Udc. Contraria, la voce della Lega che per oggi ha organizzato una contromanifestazione a Sesto San Giovanni. Significativa la dichiarazione di Adolfo Urso, Pdl, sottosegretario dello sviluppo economico: «Vanno ascoltate le ragioni dei cittadini immigrati che rispettano la legge». 0 quella di Fabio Granata, deputato Pdl: «Questa manifestazione può rappresentare uno stimolo di riflessione positivo per i politici italiani».
Gianfranco Fini in un incontro con gli studenti ieri ha voluto ricordare quando usò la parola stronzi, per definire i razzisti: «Non fu una gaffe, scelsi quella parola perché è giusto chiamarli con il loro nome». C'è anche la voce di Pierluigi Mantini, dell'Udc, che si leva in difesa dei nostri migranti: «Questa iniziativa è un segnale da prendere in seria considerazione». Dario Franceschini, già segretario del Pd oggi capogruppo alla Camera, non si è limitato a dichiarare.
A Roma si è presentato proprio in piazza Vittorio, cuore romano della cittadella degli immigrati:
«Sono loro i nuovi italiani che rendono più bella l'Italia».
A Milano Riccardo De Corato, vice-sindaco, ha calcolato: «Oggi un milanese su sei è immigrato. E il 25% delle ditte individuali, ha come titolare un immigrato».
Monsignor Vincenzo Paglia, vesco di Terni, ha benedetto la manifestazione: «E' uno sciopero significativo. Dimostra che la convivenza qui da noi è già una realtà».
E basta dare un'occhiata a Bologna per capire: qui gli operai italiani della Ducati e della Bonfiglioli si sono uniti al corteo. E sono le parole di Cecile Kyenge Keshetu, la portavoce della manifestazione, che danno il senso della giornata: «Abbiamo sempre sognato una giornata così. Oggi possiamo essere felici».
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