Cucchi, ecco le ultime foto dal vivo

Ematomi rossastri intorno agli occhi. Lividi sul collo che si allungano fino alle mandibole, appena sotto gli zigomi. Stefano Cucchi è stato picchiato. Lo dicono le foto segnaletiche che gli sono state scattate dalla Polizia penitenziaria all´ufficio matricole del Regina Coeli. Era il 16 pomeriggio, a nemmeno venti ore dal suo fermo avvenuto alle 23,30 del giorno prima. Per quanto le fotografie possano essere influenzate dalla luce, dall´angolazione, dalla stampa, certo è che i colori sul viso di Cucchi sono quelli dei lividi. Non si può guardare, quel ritratto, l´unico scattato dopo il suo arresto, senza pensare che sei giorni dopo quell´uomo di 31 anni con lo sguardo spaventato, finito in carcere per aver venduto una dose da 20 euro di hascisc, sarebbe morto. Una morte assurda avvenuta il 22 ottobre, alle 6,20 del mattino, nel reparto detenuti dell´ospedale Pertini, senza un perché. E a oggi ancora senza un responsabile.
E le foto scattate in carcere non si possono non confrontare con quelle diffuse dalla famiglia dopo l´autopsia, con un ematoma gonfio sopra il sopracciglio sinistro, la mandibola destra segnata da un solco verticale e all´apparenza fratturata. Un occhio che pareva schiacciato nell´orbita ed ecchimosi profonde alle orbite. Al suo ingresso in carcere, le tumefazioni al volto e al collo erano ben visibili. Il gonfiore alla mascella destra - sembra un ascesso a un dente - pure. Ma lui, in quel momento, era ancora vivo. E non sembrava in punto di morire. Se le condizioni al suo ingresso in prigione erano quelle certificate dagli scatti delle segnaletiche della polizia, chi allora lo ha ridotto nel modo che le foto dopo la sua morte hanno tragicamente svelato?
Non solo la procura s´è mossa per dare una risposta agli interrogativi che la morte di Cucchi (la centroquarantottesima dell´anno avvenuta in carcere), sollevano. Anche il mondo della politica si sta dando da fare. La Commissione parlamentare sulla sanità presieduta da Ignazio Marino ha inviato i Nas ad acquisire le cartelle cliniche, mentre il deputato Idv Stefano Pedica s´è recato nei giorni scorsi al Regina Coeli per prendere visione di tutta la documentazione dal momento dell´arresto di Cucchi a quello del suo decesso. Quei referti testimoniano ora la lenta agonia del detenuto che, pur avendo denunciato alla direttissima di essere «sieropositivo, anoressico ed epilettico», non è mai stato visto da uno psicologo, nè da uno psichiatra.
«La mattina del 17 ottobre - hanno riferito al senatore Pedica i detenuti che sono stati insieme a Cucchi nella medicheria del Regina Colei - Stefano non riusciva ad alzarsi dal letto per i dolori alla schiena che lo avevano tormentato tutta la notte». Quei dolori gli erano provocati da fratture diagnosticate al Fatebenefratelli il giorno prima: «Trauma contusivo al rachide lombosacrale - refertava il medico del pronto soccorso - la radiografia mostra una frattura della terza vertebra lombare e un´altra della prima vertebra coccigea. Stazione eretta e deambulazione impossibili». In quelle condizioni, trascinandosi prima e aiutato da una sedia a rotelle poi, Stefano Cucchi era arrivato nella sua cella del Pertini. Da dove non è più uscito vivo.
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