"Cuba soffre, ora più libertà e riforme"

Dalla Rassegna stampa

Riforme in tempi rapidi per uscire dalla crisi economica, incluso ogni tentativo possibile di dialogo con gli Stati Uniti per superare l’embargo, libertà per i dissidenti e libertà di manifestazione per chi li aspetta a casa. Sono questi i punti principali delle dichiarazioni del cardinale JaimeOrtega, chiariti lunedì in una lunga intervista alla rivista della propria diocesi, Palabra Nueva. «Il nostro Paese - dice l’arcivescovo de L’Avana - si trova nella situazione più difficile dall’inizio di questo secolo, e nella società c’è un’opinione comune: a Cuba si devono realizzare con rapidità i cambiamenti necessari a uscire da questa situazione». Situazione che Ortega definisce chiaramente come «perenni difficoltà economiche causate dalle limitazioni proprie del tipo di socialismo che qui viene praticato». Rimandare i cambiamenti, dice ancora Ortega «crea impazienza e malessere nel popolo». L’arcivescovo chiede anche che l’attuale amministrazione statunitense cambi posizione, sottolineando che il presidente Barack Obama «ha ripetuto il vecchio schema dei precedenti presidenti», chiedendo il rispetto dei diritti umani come condizione per levare l’embargo all’isola. E ricorda che il presidente Raul Castro ha proposto agli Stati Uniti un dialogo aperto a ogni argomento, diritti umani inclusi.
Al tempo stesso, però, Ortega ricorda la morte, in febbraio, dei detenuto in sciopero della fame Orlando Zapata, dissidente come il giornalista Guillermo Farinas, tuttora in sciopero e ricoverato dallo scorso 11 marzo. Ortega spiega che la morte di Zapata ha «innescato una forte campagna mediatica» in varie parti del mondo definendolo un elemento che contribuisce a peggiorare la crisi. Chiede poi a Farinas di interrompere il suo sciopero, richiesta che il dissidente ha già declinato. Il cardinale difende infine le Dame in bianco che ogni domenica sono in strada a protestare per ottenere la liberazione dei loro parenti, sempre dissidenti, e attacca le contromanifestazioni dei sostenitori del governo chele aggrediscono e insultano, definendole «penose». Ma il suo obiettivo principale resta uno solo: «Il dialogo fra Cuba e Stati Uniti».

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