Crollo dei Radicali che scoprirono lo scandalo Fiorito

Dalla Rassegna stampa

Giuseppe Rossodivita ad agosto era un eroe del Lazio: il capogruppo della Lista Bonino Pannella aveva fatto scoppiare il caso dello sperpero dei fondi dei gruppi consiliari della Regione. Ne nacque un'ondata di sdegno anche nel resto del Paese, i capigruppo del Pdl, Franco Fiorito, e di Idv, Vincenzo Maruccio, furono arrestati. A settembre la presidente Renata Polverini fu costretta a dimettersi. Questo grazie soprattutto all'impegno di Rossodivita e dell'altro radicale Rocco Berardo. Tutti si aspettavano che questa battaglia contro sprechi e presunti ruberie avrebbe portato a un successo elettorale per i Radicali. Bene ieri Giuseppe Rossodivita, candidato alla presidenza della Regione, a un certo punto ha spento il computer. «Siamo allo 0,4 per cento, lasciamo perdere». C'è da ricordare che i Radicali ovvero la Lista Bonino-Pannella, si è presentata con un altro simbolo, Amnistia Giustizia Libertà. «Per noi è stata doppia la fiducia nello spiegare alla gente chi dovevano votare se sceglievano i radicali. E c'è da dire un'altra cosa: per esserci riconoscenza, serve conoscenza». Cosa significa? «Che i cittadini non sapevano che eravamo stati noi a scoprire il caso Fiorito. C'è stato un sondaggio, prima delle elezioni. Sapete cosa hanno risposto gli intervistati alla domanda su chi aveva fatto esplodere il caso Fiorito? Il 35 per cento dava merito al Pd, gli altri al gruppo del Movimento 5 stelle. Che in consiglio regionale non era neppure presente».

 

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