Crocifissi in tribunale

Dalla Rassegna stampa

Per esporre negli uffici pubblici, comprese le aule di giustizia, simboli religiosi diversi dal crocefisso «è necessaria una scelta discrezionale del legislatore, che allo stato non sussiste».Lo sostiene la Cassazione nelle motivazioni con le quali ha confermato la rimozione dalla magistratura del giudice Luigi Tosti, che rifiutava di tenere udienza finché il simbolo della religione cattolica non fosse stato tolto da tutti i tribunali italiani. Da parte sua il giudice Tosti denuncia il carattere assolutamente discriminatorio di questa sentenza: «Sarebbe come dire che in un autobus sono ammessi i bianchi perché non disturbano i neri. Ma non viceversa». E intervistato in diretta su Radio Radicale, Luigi Tosti approfondisce i temi della sua lotta per liberare le aule di tribunale da tutti i simboli religiosi. «Nei tribunali ecclesiastici non ci sono ritratti del presidente della Repubblica, né tanto meno bandiere italiane, perché sarebbe un'indebita intrusione da parte nostra. Perché allora si accetta che il Vaticano invada i tribunali italiani coni suoi simboli?», stigmatizza il giudice. E poi aggiunge: «Mi rendo conto che la battaglia contro i crocifissi è marginale. Ma dovrebbe essere parte di una battaglia più complessiva per liberare l'Italia dal potere parassitario della Chiesa. Che non paga l'Ici e che usa i nostri soldi dell'8 per mille per mantenere il suo clero».

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