Il costo di una piantina

La notizia ha avuto un'eco più televisiva che nella carta stampata, nel senso che difficilmente è sfuggita a chi vede più di un telegiornale mentre pochi quotidiani l'hanno ripresa.
Si tratta di una sentenza della Corte di Cassazione a proposito di un giovanotto di Scalea che aveva una piantina di marijuana sul balcone. La "Suprema Corte", come la chiamano gli avvocati, l'ha assolto e la notizia che è stata data è che la Cassazione ha depenalizzato la coltivazione della droga. Su questa base è partito un dibattito che ha registrato la soddisfazione dei radicali e una dichiarazione del Ministro della Gioventù Meloni che si è detta «agghiacciata» dallo strapotere dei giudici.
Eppure la vera notizia, ovvero la morale della favola, non sta nell'assoluzione, probabilmente dovuta alla solitudine della piccola piantina da balcone. Per di più la Cassazione non ha innovato un bel nulla. A presentare il ricorso è stata la Procura Generale di Catanzaro, che pure dovrebbe avere altre e più gravi cose su cui fare ricorsi. Dunque il giovanotto era già stato assolto.
Eppure, per quell'unica piantina, forse dal dubbio potere allucinogeno, è stata impegnata, e distratta da altro, come minimo una decina di magistrati fino alla "Suprema Corte ".
E si tratta di un calcolo approssimato per difetto. Ecco la vera notizia. Il danno non è stato solo per l'imputato assolto, ma per la comunità. Tutto questo per una legge che porta il nome del ministro Giovanardi. Oltre a quello del Presidente della Camera.
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