Costi della politica affondo di Avvenire

«In un'Italia che sta rimanendo a piedi, nessuno si illuda di poter continuare a sfrecciare in auto blu». Si chiude con queste parole la risposta del direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, alla lettera di un lettore sul tema dei costi della politica e sulla necessità urgente di un taglio. «Credo che se non si assume seriamente e rapidamente il problema della credibilità, della sobrietà e della esemplarità di chi ci rappresenta e governa - afferma Tarquinio - sia inutile, e a tanti di noi suoni perfino stomachevole, quel certo stentoreo riempirsi la bocca di allarmi sulle distanze che crescono in una società divisa in caste (non ce n'è solo una) a causa delle diverse e sempre più lontane classi di reddito nonché, su un piano distinto ma non così distante, della evidente e pesante compresenza nel mondo del lavoro di iper-garantiti e di non garantiti affatto (soprattutto giovani)».
«Senza dimenticare - prosegue il direttore del quotidiano dei vescovi italiani l'ormai insostenibile realtà della secessione in corso tra l'Italia che paga le tasse e quella invece che elude ed evade». Di fronte a questi problemi, «un cambio di passo è non solo possibile, ma indispensabile». E a «chi fa politica», «ne tocca di più, non di meno». Quanto agli elettori, ai propri eletti diano «una sorta di civile ultimatum: o cambiate registro o cambiamo voi. Non è facile, soprattutto con questa legge elettorale - prevede Tarquinio - ma accadrà».
Le polemiche sui costi della politica hanno alimentato in questi mesi il dibattito sugli sprechi e sulla cosiddetta casta. Camera e Senato hanno provveduto, approvando i bilanci interni, a una serie di tagli. Da molti osservatori, però, giudicata ancora insufficiente.
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