Cosentino salvato dall'arresto anche grazie a Udc, Mpa e Pr

Dalla Rassegna stampa

E così il sottosegretario all`Economia Nicola Cosentino, sospettato di collusione con la Camorra, è stato definitivamente salvato dalla richiesta di custodia cautelare avanzata dalla procura di Napoli. Dopo il Senato anche la Camera ieri ha detto no alle manette e alle dimissioni. Resta al suo posto, legittimato dalla maggioranza di Pdl, Lega, pezzi di Udc e di gruppo Misto fra cui anche Francesco Rutelli. Baci e abbracci subito dopo il voto dell`Aula. E la prima telefonata a sua moglie: «Devo dirle che dovrà sopportarmi ancora un po`». Se lo aspettava, racconta, questo risultato, «il voto è andato molto più in là della stretta maggioranza che governa il Paese».

I SI E I NO ALL`ARRESTO

Eccoli i numeri che con il voto segreto salvano Cosentino: 360 voti contrari all`arresto, 51 in più della maggioranza presente; 226 quelli favorevoli, 11 in più rispetto alla somma dei presenti di Pd e Idv e molto probabilmente arrivati dall`Udc, da due o tre deputati finiani e da Bruno Tabacci di Alleanza per l`Italia. Nel Pd c`era qualche perplesso, ma il voto alla fine non riservato sorprese. Da dove sono arrivati, invece, i 51 voti in più che conta la maggioranza? Circa 25 sono attribuibili al gruppo misto, 5 ai radicali (assente Marco Beltrandi) e una sostanziosa truppa di deputati Udc che aveva lasciato libertà di coscienza. Spavaldo il sottosegretario prima del voto delle tre mozioni con richiesta di dimissioni presentate da Pd, Idv e Udc: «Se non mi votano la sfiducia resto al mio posto». Imbarazzati i finiani. come Fabio Granata e Angela Napoli, «ormai non c`è più limite». Non c`è più limite ma va tutto come doveva andare. «Fumus persecutionis» contro l`uomo del governo, sostengono Pdl e Lega.

L`OPPOSIZIONE

«Noi non abbiamo mai esibito in quest`aula il cappio o le manette, ma un cittadino qualunque - dice il garantista Alessandro Maran, vicecapogruppo Pd facendo riferimento al noto cappio esibito in aula dalla Lega di qualche tempo fa - accusato di concorso esterno in associazione mafiosa di stampo camorristico, sarebbe in carcere. Per questo, dopo aver letto accuratamente le carte del gip di Napoli, diciamo sì all`autorizzazione ad eseguire la richiesta di arresti». Nessuna persecuzione, dice Maran, ma atti con riscontri oggettivi. Duro anche Pierferdinando Casini che lascia libertà di coscienza ai suoi ma aggiunge, «al termine si capirà se la politica si assume la responsabilità di scegliere o pone le premesse per una sua fatale dissoluzione». Torna alla Prima Repubblica: «Pensiamo davvero che sia morta per una deriva giustizialista o per il pool di mani pulite?». No, risponde, è «morta molto prima, quando si è chiusa nella difesa cieca e assoluta della classe dirigente». È a questo punto che dalla presidenza parte un biglietto di Fini: «Veramente bravo». Ma la politica non si assume le sue responsabilità. Perché vota no finche alle mozioni con la richiesta di dimissioni. Con 303 no respinge quella dell`Idv: votano sì in 222, 41 si astengono e tra questi si contano l`Udc, Granata, Napoli e i Radicali. Quella di Franceschini, (Pd) raccoglie 304 no; 254 sì e 10 astenuti. Quella dell`Udc si assesta sulla stessa cifra, ma con il voto contrario di Calogero Mannino, Udc. È soddisfatto Cicchitto, Pdl: «Lo schieramento giustizialista è minoritario» . «Abbiamo vietato alla magistratura di arrestare una persona che sta ancora conducendo un`attività mafiosa», commenta Antonio di Pietro. «Un`ulteriore pagina nera della vita del parlamento italiano», osserva Alessandro Bratti, capogruppo Pd in commissione bicamerale sui rifiuti. E la storia di Cosentino in Campania ha molto a che fare con la monnezza.
 

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