Cosentino, no all'arresto e anche alle dimissioni

“Tana libera tutti”, in meno di12 ore. Nicola Cosentino "non finisce a Poggioreale e non perde gli incarichi di governo. Anche se i risultati erano scontati, meglio non poteva andare. Ora `o mericano può pensare anche a governare la regione Campania, se non fosse che così precipiterebbe da Palazzo Santa Lucia in una cella senza vista mare. Del tutto prevedibile la decisione di ieri della giunta per le autorizzazioni della camera che ha bocciato le richieste di custodia cautelare in carcere avanzate dai magistrati napoletani. Solo in quattro casi il parlamento ha dato il via libera all`arresto di un onorevole. Altro discorso la decisione del senato di bocciare le mozioni, una presentata da Pd e `Udc e una dall`Idv, che chiedevano le dimissioni dei sottosegretario all`econornia nonché capo del Cipe. Sulla votazione ha pesato il no compatto della maggioranza, il Pdl non avrebbe mai permesso la bocciatura di un uomo di governo per mano dell`opposizione. Ma è pur vero che con l`accusa di concorso esterno in associazione camorristica Cosentina avrebbe dovuto fare un passo indietro senza nemmeno aspettare inviti. La verità è che con la protezione del sottosegretario vanno in scena le prove generali per Berlusconi. L`intervento di Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo Pdl, è chiarificatore: né al pentito Gaetano Vassallo che accusa Cosentino né a Gaspare Spatuzza che parla del cavaliere sarà consentito di riscrivere la storia del partito e del nostro paese. La parola d`ordine è dunque "mantenere le poltrone", ma all`interno del Pdl non si può non mettere in conto la rivolta dei finiani. Già ieri tramite l`onorevole Fabio Granata hanno chiesto nuovamente al sottosegretario di rassegnare le dimissioni, e nel frattempo fanno due conti aspettando che una nuova mozione arrivi alla camera. In casa del presidente Gianfranco non è atteso un ammutinamento, ma almeno forme di dissenso nei confronti dei berlusconiano Nicola. Ieri a dire no alla sfiducia nei confronti del segretario, sul documento dell`Idv sono stati 170, contro 95 voti favorevoli e 17 astenuti (tra cui l`Udc); per la mozione del Pd si sono registrati 165 voti contrari, 116 favorevoli e 2 astenuti. I radicali Donatella Poretti e Marco Perduca hanno motivato così la volontà di non esprimersi sulle richieste firmate da Finocchiaro e Zanda: «La richiesta di custodia cautelare in carcere basata esclusivamente sulle dichiarazioni di collaboratori di giustizia non ha niente a che vedere con l`opportunità di dimissioni ma molto con una visione della giustizia diametralmente opposta a quelle di uno stato di diritto liberale al quale ci ispiriamo». Una posizione simile a quella espressa in mattinata da Maurizio Turco durante la riunione della giunta quando appunto con 11 voti contrari, 6 favorevoli e un astenuto sono state respinte le richieste di custodia cautelare in carcere per Cosentino. Anche qui l`esponente radicale si è astenuto ma, come ha egli stesso sottolineato, per potere spiegare meglio le proprie ragioni nella sua relazione di minoranza, che dovrebbe essere letta in parlamento il 10 dicembre quando l`immunità verrà discussa a Montecitorio. E sulla "copertura" del parlamento per le vicende giudiziarie dell`uomo di Casal di Principe hanno tuonato sdegnati Pd e Idv, ma anche Sinistra e libertà, Prc e Pdci. Per Antonio Di Pietro «la casta si è nuovamente assolta», Anna Finocchiaro distingue le richieste di arresto dalle dimissioni, mentre Paolo Ferrero parla di decisione «vergognosa». Mentre sul "fumus persecutionis" nei confronti di Cosentino, agitato dal Pdl sia da Fabrizio Cicchitto sia dal relatore del partito Nino Lo Presti durante il dibattito in giunta, Samperi del Pd ha risposto dopo la votazione di escludere l`accanimento giudiziario in base «ai gravi elementi circostanziati e riscontrati nell`ordinanza del tribunale di Napoli». Contro l`immunità si è espresso anche il presidente della commissione Pierluigi Castagnetti perché secondo la sua relazione in caso dì «416 bis la custodia cautelare in carcere è un atto obbligatorio». Sullo stop ieri è intervenuto da Napoli il procuratore capo Giandomenico Lepore: «Ci dobbiamo attenere alla decisione del parlamento, decisione che rispettiamo - ha detto - ma non è una sconfitta. Noi e il parlamento abbiamo ruoli diversi, noi abbiamo inteso la questione in un modo, loro in un altro. Questo non ci impedisce dì proseguire negli accertamenti e di continuare nelle indagini».
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