Per Cosentino nè arresto nè dimissioni

Dalla Rassegna stampa

Di averla scampata glielo comunica la sua portavoce. Nicola Cosentino si limita a commentare che era un risultato «atteso». Il sottosegretario all´Economia, accusato dai giudici napoletani di collusione con la camorra, non sarà per ora arrestato né si dimetterà dal governo. Il Pdl però pensa di non candidarlo alla presidenza della Campania, anche se lui insiste e si mette nelle mani di Berlusconi.
Bocciate ieri sia la richiesta d´arresto della Procura di Napoli alla giunta per le autorizzazioni della Camera sia le due mozioni di sfiducia di Pd-Udc e dei dipietristi al Senato. Il centrodestra ha fatto quadrato attorno a Cosentino, passando all´offensiva: «No al governo in mano ai pentiti». Neppure i parlamentari più vicini a Gianfranco Fini si sono smarcati, avendo ottenuto che non ci sarebbe stata nessuna mozione della maggioranza a sostegno del sottosegretario. Flavia Perina, deputata finiana del Pdl, e direttore del Secolo d´Italia, insiste: «Cosentino faccia un passo indietro», soprattutto per quanto riguarda la candidatura in Campania, nella regione in cui, secondo i magistrati, si è compiuto il reato di concorso esterno in associazione camorristica. E Italo Bocchino, vicepresidente dei deputati Pdl, che aveva agitato la minaccia del sì alla sfiducia, rincara: «Il problema riguarda la responsabilità sua personale e del presidente del Consiglio».
In giunta, quindi, votano contro l´arresto Pdl, Lega e uno dei due Udc (Domenico Zinzi); sì il Pd, il centrista Pierluigi Mantini, compatti i dipietristi mentre si astiene il radicale Maurizio Turco così, dice, «potrò spiegare in aula le ragioni del mio no», È il presidente della giunta Pierluigi Castagnetti, del Pd, a commentare: «Dalla richiesta del gip emergono elementi di gravità e di solidità degli indizi di colpevolezza a carico di Consentino e c´è in questo caso l´obbligo di un provvedimento restrittivo trattandosi di un reato associativo». Attacca l´ex pm di Mani pulite e leader di Idv Antonio Di Pietro: «la casta si autoassolve e si fa beffa dei cittadini onesti, oggi abbiamo assistito all´ennesima pagina buia della nostra democrazia». Per il Pdl invece «il fumus persecutionis è oggettivo».
Lo scontro tra maggioranza e opposizione è ancora più teso a Palazzo Madama. Gianrico Carofiglio prima e Luigi Zanda poi, invitano il governo a sfiduciare Cosentino. «Le dimissioni sono un atto di rispetto delle istituzioni e del Parlamento». Carofiglio chiede alla maggioranza di riflettere su un punto: «I beni confiscati alla criminalità potrebbero essere acquistati da Cosentino? E se non è abilitato come può fare il sottosegretario alle Finanze?». «È una vergogna quello che sta accadendo», accusa il capogrupo Idv, Felice Belisario. L´Udc non vota la mozione dipietrista, sottoscrive quella democratica.
Ma è il capogruppo del Pdl, Gaetano Quagliariello, a lanciare l´affondo chiamando in causa anche il "caso Spatuzza", il pentito di mafia del processo Dell´Utri: «Non ci piegheremo al tentativo di trasformare l´Italia in una Repubblica dei pentiti. Ci siamo battuti perché non fosse l´iniziativa di qualche magistrato politicizzato a sovvertire la volontà del popolo sovrano». E aggiunge: «Non ci nascondiamo dietro un dito; oggi stiamo vivendo le prove generali per l´entrata in scena di Gaspare Spatuzza che l´intensificarsi del rullo dei tamburi e l´iper attivismo dei corifei annidati in alcune procure e redazioni di giornali preannunciano come imminente». Idem Maurizio Gasparri: «Noi scegliamo la legalità, altri Spatuzza». Le mozioni di sfiducia vengono bocciate per 165 no, 116 sì e 2 astenuti (quella Pd): 170 no, 95 sì e 17 astenuti quella dipietrista che alcuni ex Popolari e l´Udc non hanno votato.

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