Cosa vogliono i ragazzi di 20 anni? Il limbo degli eterni adolescenti

I ventenni di oggi hanno paura di diventare adulti e vivono in un limbo da eterni studenti-adolescenti, incapaci di assumersi responsabilità e rimandando a tempo indeterminato decisioni cruciali - matrimonio, figli, lavoro - che un tempo venivano prese proprio alla loro età. A lanciare l'allarme è un lungo articolo di copertina sul New York Magazine di ieri che, oltre a essere il più letto sul sito web del prestigioso quotidiano, ha creato un dibattito rovente nella blogosfera. L'argomentazione del Times: è inutile far finta di non accorgersi di questo trend generazionale perché ormai è ovunque, al cinema, a teatro, sul web e in tv. Basti pensare alle due ultime sitcom - «$#*! My Dad Says» e «Big Lake» - dove i figli ormai cresciuti tornano a vivere coi genitori perché non riescono a mantenersi da soli; alla recente copertina del prestigioso New Yorker che ritrae un giovane mentre appende il suo PHD nella sua stanza da letto, dichiarando di «essere ufficialmente troppo qualificato per lavorare» mentre i genitori lo guardano con un misto di preoccupazione, rassegnazione e fastidio. Per spiegare il fenomeno la giornalista Robin Marantz Hening scomoda il noto psicologo Jeffrey Jensen Arnett, docente di psicologia alla Clark University di Worcester, in Massachusetts, il primo a teorizzare i «Vent'anni» come «la più importante stagione della vita». «Le cellule staminali dello sviluppo umano», li definisce Arnett, in cui, «oltre ad accumulare la maggior parte della propria istruzione formale, gli individui incontrano il loro futuro coniuge e gli amici che contano, iniziando la carriera che li accompagnerà fino alla pensione».
Ma a stravolgere questa legge di natura vecchia come il tempo è l'attuale generazione di ventenni. «I ragazzi boomerang», li ribattezza il New York Times, che non riescono a spiccare il volo come i loro predecessori. I motivi di questo ritardo sono tanti. Culturali - il bisogno di acquisire più istruzione e titoli di studio per sopravvivere in una economica basata sull'informazione - ma anche economici: nell'America della recessione trovare il primo impiego è diventato difficilissimo per chi non possiede master e specializzazioni. Secondo gli esperti interpellati dal Times ci sono poi fattori di tipo sociale. In un mondo aperto al sesso prematrimoniale, alla coabitazione e ai contraccettivi, si è ridotta tra i giovani l'ansia da matrimonio (sempre più tardivo). Le giovani donne rimandano il primo figlio innanzitutto per pensare alla carriera, ma anche confortate dall'idea di avere accesso, alla tecnologia riproduttiva che permette di allungare la fertilità. «Il vero dilemma oggi è dei genitori», conclude la Marantz Hening, «che non sanno se permettere ai loro figli di continuare ad esplorare all'infinito la propria musa interna o tagliar loro i fondi, esortandoli a mantenersi da soli». I genitori dei «ragazzi boomerang», quelli della generazione dei baby boomer (50-60 anni), si sentono realizzati se i figli sono felici. Risultato: li assecondano in ogni desiderio.
«Fanno male», replica su Slate il giornalista ventenne Nathan Heller secondo cui Il New York Times «ha capovolto le carte». «Più che idealisti alla ricerca di se stessi», teorizza, «i giovani oggi sono conservatori e faticano a uscire dall'adolescenza perché hanno un sistema di valori eccessivamente rigido e un'avversione per i rischi». Nel forum lanciato dal popolare sito liberai Siate i più autocritici sono proprio loro. I ventenni che confessano, senza vergogna, di non avere gli ideali della generazione di Woodstock di mamma e papà. «Perché dovremmo sbatterci?», si chiede lo scrittore ventenne Leon Neyfakh, «quando la maggior parte di noi è sinceramente convinta che la fine del mondo è vicina?».
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