Così si rompe il patto di fiducia

Dalla Rassegna stampa

Ci sono questioni che vanno oltre la semplice legittimità costituzionale. Il taglio delle detrazioni dal 2012 contenuto nel Ddl di stabilità non è una vera retroattività sul piano della capacità contributiva, perché la ricchezza colpita dal tributo resta "attuale" quando bisogna pagare. La tutela dell'affidamento del contribuente - anche se palesemente violata dal taglio - non ha altri presidi costituzionali diretti.

Sul piano del fair play, invece, il discorso è diverso. Il cambio delle regole del gioco a partita iniziata è una vecchia questione, che nelle imposte di periodo va addirittura oltre il periodo di garanzia "coperto" dallo Statuto del contribuente. Quest'ultimo - troppe volte derogato come evidenziato in pagina 3 - esclude la possibilità di aggravi a periodo di imposta iniziato, ma concettualmente la tutela dell'affidamento è più estesa. Riguarda anche impegni pluriennali, come le detrazioni degli interessi sui mutui, che avrebbero dovuto essere tagliate solo a decorrere dai nuovi finanziamenti perché finora chi stipulava un prestito prima casa faceva affidamento appunto sulla detrazione integrale degli interessi per tutta la durata del mutuo. La stessa esigenza di tutela pluriennale c'era anche nel mantenimento delle detrazioni sulle polizze vita stipulate fino al 2000, o nelle clausole di salvaguardia quando vengono introdotte nuove tassazioni di plusvalenze. La neutralità fiscale rispetto al passare del tempo e all'affidamento del contribuente sulla stabilità delle regole non ha una tutela costituzionale diretta. E ce lo ricorda la giurisprudenza costituzionale sulla tassazione retroattiva delle indennità di esproprio addirittura già deliberate e percepite, sancita al tempo delle Finanziarie con cui si riscrivevano le regole dell'anno passato.

L'intervento del Ddl di stabilità sulle detrazioni sembra riportarci a quei periodi bui anteriori allo Statuto del contribuente, che esprime un'elementare esigenza di correttezza nel segno del «pacta sunt servanda». Rompere questo patto con il contribuente magari non espone a censure di costituzionalità, ma sicuramente comporta brutte figure sul piano della correttezza. Soprattutto quando, come nel caso in esame, la modifica sulle detrazioni era dettata da esigenze di gettito a loro volta dovute a esigenze di immagine.
Paradossalmente l'intervento retroattivo sulle detrazioni nel Ddl di stabilità è dovuto al desiderio di finanziare una "bella" figura. Cioè all'obiettivo di portare a casa l'effetto di immagine del taglio delle aliquote Irpef. Quest'ultimo è stato infatti innestato in un'eredità lasciata da precedenti manovre che imponeva un (impossibile) taglio analitico o lineare di (presunte) agevolazioni fiscali, oppure un pesante aumento delle aliquote Iva. Quando la cambiale - emessa prima della crisi - è arrivata a scadenza, erano nel frattempo stati necessari i vari interventi salva-Italia, l'Imu e tutta una serie di nuove tassazioni introdotte per far fronte all'emergenza. Solo che nel frattempo da più parti si è levato il grido di dolore sull'insostenibilità del prelievo a cui il Governo ha cercato di dare una sua risposta. Così quello che era stato concepito nel 2011 come un intervento di rigore è diventato un ibrido di sviluppo e di rigore: una formula che punta a conciliare un aggravio e uno sgravio.

Bisognava però fare spazio, in termini di gettito, per finanziare il taglio delle aliquote, e ci ha rimesso la tutela dell'affidamento sulle detrazioni. Ora l'opinione pubblica protesta e la ricerca della bella figura è diventata un boomerang. Cercare di mantenere il fair play nel rapporto tra fisco e contribuenti impone di fare i conti con i conti. Probabilmente occorrerà una marcia indietro su qualcosa. Forse sarà la rinuncia a un punto in meno di aliquota o una revisione complessiva della manovra su bonus, Irpef e Iva. Intanto la delega fiscale, approvata alla Camera e ora all'esame del Senato, fa una promessa: i decreti attuativi dovranno essere adottati nel rispetto dei princìpi dello Statuto dei diritti del contribuente, e in particolar modo quello sulla retroattività. Un'occasione per ribadire l'importanza di un fair play «costituzionale» (anche se lo Statuto non ha rango di norma costituzionale) e di fare davvero una "bella" figura.

 

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