Così Dave ha imparato a soffrire

«Sono l’erede della Thatcher. Ho anche le tette». Quando nel 2007 una vignetta del Guardian si prese gioco delle forme un po’ abbondanti di David Cameron attribuendogli questa frase, il leader dei Tories la prese con allegria. Meglio essere considerato erede della Thatcher per il sovrappeso piuttosto che per le idee. «Per me la signora Thatcher - dichiarò pochi giorni dopo la pubblicazione della vignetta - è qualcosa di molto lontano nel tempo». Punto. Capitolo chiuso. Per Cameron, che aveva 13 anni quando la Thatcher prese casa al numero 10 di Downing Street, la Lady di Ferro ebbe il merito di dare le risposte giuste alle sfide del suo tempo.
Ma oggi il mondo è completamente cambiato. Le sfide sono diverse. Nella Gran Bretagna del nuovo millennio si può essere conservatori restando liberi dal complesso della Lady con gli occhi di tigre, sempre attaccata alla sua borsetta. Cameron lo ha detto: «Il mio mantra è modem, compassionate, conservative. Modem perché guardiamo al futuro. Compassionate perché abbiamo le nostre ricette per aiutare quelli che nella vita sono svantaggiati. Conservative perché se dai fiducia alle persone e deleghi loro potere e responsabilità avrai una società più forte».
Ecco, in pillole, il conservatorismo compassionevole che David Cameron predica da quando, nel dicembre del 2005, ha assunto la guida del partito. Una bella scrollata ai vecchi dogmi appesi all’albero della tradizione dei Tories. Come ha scritto il Financial Times, un’opera di «decontaminazione» del partito che ha portato i conservatori a prendere posizioni innovative su temi come l’ambiente, i nuovi poveri, l’assistenza sanitaria, i diritti degli omosessuali, gli immigrati e il multiculturalismo.
Molti sono rimasti sorpresi dal fatto che questa scossa sia arrivata ai Tories proprio da uno con la storia di Cameron. Il ragazzo nato, come dicono gli inglesi, «con un cucchiaio di argento in bocca». Il rampollo di una famiglia di finanzieri, il discendente diretto di un sovrano (re Guglielmo IV, zio della Regina Vittoria), il brillante studente nei santuari classici delle elite britanniche (Eton e Oxford). Insomma un tipico toff (il termine colloquiale e dispregiativo con il quale vengono etichettati gli aristocratici delle classi elitarie).
A Cameron hanno dato del toff per anni e molti glielo rinfacciano ancora, convinti che dietro le sembianze dell’agnello si nasconda il lupo dei soliti "nasty Tories", i conservatori cattivi. E quello che pensa, ad esempio, la mamma di Harry Potter, la scrittrice J.K Rowling. A metà aprile la Rowling ha scritto un lungo articolo sul Times in cui ha dichiarato di non fidarsi dei Tories, considerati un partito ostile alle madri single e troppo attento ai diritti delle famiglie tradizionali.
Anche lo storico Tim Bale, che di recente ha pubblicato in Gran Bretagna il saggio The Conservative Party from Thatcher to Cameron non è del tutto convinto. Riconosce a Cameron molti meriti, ma sospetta che il suo rinnovamento del partito sia un’operazione di restyling, che non ha ancora inciso in profondità. Di fronte alle critiche Cameron non si scompone e ribatte: «Se anche fossi un incrocio fra Einstein, Wittgenstein e Madre Teresa di Calcutta avrebbero sempre qualcosa da ridire su di me».
Nella vita di Cameron, che il prossimo 9 ottobre compirà 44 anni, ci sono stati agi, belle case, privilegi, ottime scuole, partite a tennis, una brillante carriera. Ma c’è anche l’ombra di una inconsolabile tragedia privata come la morte di un figlio. Si può dire che fino all’aprile del 2002, cioè fino alla nascita del primogenito, Cameron ha sempre vissuto con il sole in fronte.
Ha studiato prima a Eton (la scuola superiore privata più elitaria del Regno Unito), poi a Oxford, dove ha fatto parte del Bullingdon Club, uno dei più esclusivi del college. Lì ha coltivato amicizie molto salde, come quelle che lo legano all’attuale sindaco di Londra Boris Johnson e a George Osborne, oggi cancelliere ombra dello scacchiere e personaggio tra i più influenti del suo inner circle. A 18 anni, Cameron ha cominciato a lavorare come ricercatore per Tim Rathbone, suo padrino, amico del padre e deputato conservatore. Lì è nata la sua passione per la politica e la vicinanza ai Tories, che è ripresa dopo la laurea. Prima lavorando ancora come ricercatore al Conservative Research Department, poi entrando nello staff del premier John Major. Sono esperienze che hanno dotato Cameron di un solido background, tale da smentire chi lo considera uno sprovveduto senza esperienza politica. Nel 1996 si è sposato con Samatha Gwendaline Sheffield e nel 2000 viene eletto in Parlamento. Cameron incontra il male di vivere l’8 aprile del 2002, giorno in cui nasce il primogenito Ivan Reginald Ian. Il bambino soffre di paralisi cerebrale, e di una rara forma di epilessia, la sindrome di Ohtahra. La vita di David e Samantha è sconvolta. Ivan ha bisogno di cure continue. Il piccolo non viene portato in esclusive cliniche private. Cameron passa molte notti al capezzale del figlio, incontra altri genitori nella sua stessa condizione, si confronta con i medici, gli infermieri, i fisioterapisti, gli assistenti sociali del Nhs (National Health Service), il sistema sanitario nazionale. Quando Cameron diventa leader dei Tories il piccolo Ivan ha cinque anni. Se vive ancora è grazie anche alla buona assistenza che riceve negli ospedali statali tante volte criticati dai Conservatori.
Nel 2006, davanti alla platea del Congresso del partito, Cameron Pronuncia una frase memorabile: «La mia famiglia è spesso nelle mani del Nhs e voglio che il Nhs sia sicuro nelle mie mani. Tony Blair una volta ha elencato le sue priorità in tre parole: istruzione, istruzione, istruzione. Io posso farlo in tre lettere: Nhs».
Ivan è morto il 25 febbraio dell’anno scorso. Lo hanno sepolto in un giorno di vento. David Cameron indossava una cravatta gialla e ha pianto come avrebbe fatto qualunque padre nella stessa circostanza. Puoi anche aver studiato a Eton e ad Oxford, ma accettare la morte di un figlio è una cosa che non può insegnarti nessuno.
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