Il corteo di sabato non finisce: migranti ancora in piazza a Roma

Dalla Rassegna stampa

 

"We wont freedoom", l’urlo più ricorrente in una P.zza S.S. Apostoli piena di uomini e donne rimasti a Roma dopo la splendida e imponente manifestazione di sabato scorso. Oltre duemila migranti, in parte provenienti dalla provincia di Caserta, lavoratori e lavoratrici dell’agricoltura e dell’edilizia condannati dalle leggi dello Stato e da quelle dell’economia a restare prive di permesso di soggiorno. Sono arrivati anni fa dal Ghana, dalla Nigeria, dal Gambia, da quei paesi dell’Africa occidentale sub sahariana con la speranza di trovare libertà e democrazia, non certo sfruttamento e precarietà. Fanno parte di quel movimento di rifugiati e immigrati che ormai ha una lunga tradizione, sostenuto dal centro sociale "Ex canapificio" dai Padri Comboniani di Castel Volturno. Dopo due notti passate nei centri sociali e in alcune chiese della città hanno preso possesso della piazza e ottenuto incontri con rappresentanti del governo per chiedere l’estensione della regolarizzazione prevista attualmente solo per colf e badanti anche alle altre categorie di lavoratori, oltre ai soliti punti fissi: stop ai respingimenti, tutela dei diritti umani, chiusura dei Cie e velocizzazione dei tempi per il riconoscimento dello status di rifugiato. E mentre in piazza si è svolto un vera e propria assemblea pubblica, al Viminale si riuniva una delegazione degli immigrati con il prefetto Morcone, responsabile del dipartimento libertà civili e immigrazione del ministero dell’Interno. Dal palco si sono alternati parlamentari radicali come Marco Pannella, Emma Borino e Rita Bernardini e del Pd (Stefano Ceccanti, Jean Leonard Touadì). Ma gli in- terventi più applauditi sono stati quelli di coloro che hanno contribuito alla riuscita della manifestazione di sabato, quelli che non raccoglievano all’ultimo momento le richieste di puro buon senso portate avanti dai migranti ma che avevano fatto dell’antirazzismo e dell’alleanza fra immigrati e nativi un punto fondante della propria battaglia politica. Compagni di movimento, delle occupazioni di case in cui insieme si va costruendo una nuova società, ma anche come il segretario del Prc ed ex ministro Paolo Ferrero. Il segretario ha rivendicato la necessità di proseguire la mobilitazione iniziata sabato radicandola nei territori, facendola vivere in quei contesti dove si rischia perennemente la guerra fra poveri, combattendo insieme lo sfruttamento ed ha anche ringraziato i centri sociali che, pur essendo sotto minaccia di sgombero hanno mostrato il volto accogliente della città, quell’accoglienza che le istituzioni preposte negano. Intanto in piazza arrivavano consiglieri comunali, provinciali e regionali che contemporaneamente, nell’adiacente piazza Venezia, hanno manifestato la loro opposizione all’annunciata ordinanze del sindaco Alemanno contro i lavavetri e i venditori ambulanti ai semafori. Spazzole in mano, i consiglieri regionali Peduzzi (Prc), Pizzo (Sl), Mariani (Lista Civica), Carapella (Pd), il consigliere provinciale Peciola (Sl) e comunale Alzetta (Roma in Action) e gli assessori Smeriglio (Lavoro-Provincia) e Nieri (bilancio-Regione) hanno lavato i parabrezza agli automobilisti fermi al semaforo all’angolo con piazza San Marco. Un messaggio chiaro verso una maggioranza, quella comunale, che anziché lavorare per risolvere i problemi della città «continua imperterrita» spiegano i consiglieri «attraverso ordinanze intimidatorie, ad alimentare un clima di intolleranza, di diffidenza e di sospetto tipiche di una città dell’apartheid e non di una città aperta». Domani è annunciata la firma sull’ordinanza "antilavavetri" che il sindaco Alemanno farà rientrare nei poteri di cui dispone in qualità di commissario per l’emergenza traffico. In risposta mercoledì, in Consiglio regionale, verrà presentata una mozione a firma di tutti i consiglieri di centrosinistra presenti ieri in piazza per contrastare «un atto» spiega Ivano Peduzzi, «ancor più grave in quanto contemporaneo alla meravigliosa manifestazione antirazzista di sabato che, per una giornata, ha fatto respirare nuovamente aria pulita e libera a una città ormai invivibile». Dopo il "Semaforo Day", quindi, i consiglieri hanno portato la loro solidarietà ai migranti africani in presidio a poche decine di metri di distanza. Ma la giornata di lotta "migrante" e di solidarietà "autoctona" non si è chiusa qui perché le azioni e le proteste della mattina hanno portato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ad accettare la richiesta di incontro, ancora in corso mentre Liberazione va in stampa, proveniente da Piazza S.S. Apostoli. «Siamo rimasti a Roma, e siamo disposti a restarci a oltranza» ha spiegato Mimma D’Amico a nome degli immigrati del casertano «perché la sanatoria che si è chiusa il 30 settembre ha "dimenticato" i 750 mila migranti che ogni giorno lavorano senza alcun riconoscimento giuridico». Dalla prossima settimana, sulla tavole italiane, pioveranno mandarini e arance raccolte dagli immigrati che da Roma dovranno spostarsi alla volta di Rosarno per la raccolta. Perché, come ricorda Mimma, «sono loro che reggono il sistema dell’agricoltura».

 

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