I coraggio di superare le vecchie ideologie

In questi giorni in tanti si stanno dilettando, anche con acutezza di analisi, per capire le ragioni del nostro insuccesso elettorale, chiedendosi per esempio se abbiamo fatto bene a candidare la Bresso anziché Chiamparino, o se la Bonino fosse la candidata giusta, tutti argomenti che non disprezzo. Ma a me sembra che il problema sia un altro: quello di una riflessione molto più larga.
Nelle grandi democrazie, le elezioni cosiddette di midterm segnano quasi sempre una sconfitta per chi governa: fu così anche per Berlusconi, nel 2005, quando il centrosinistra stravinse, alimentando quella che fanno dopo - specie per il voto del senato - si rivelò un’illusione. In Francia pochi mesi fa è andata così. Da noi, no. Il centrodestra perde sicuramente voti e d’altra parte era stato colpito da una serie di scandali che non si erano visti nemmeno in Thailandia e in più era terrorizzato dal fenomeno dell’astensione: che però ha colpito anche noi, con il risultato che alla fine gli equilibri fra centrodestra e centrosinistra non si sono sostanzialmente modificati. Un simile dato richiede una valutazione assai più profonda e in questo senso, dal seminario dell’area liberai del Pd che si tiene oggi e domani a Valmontone (con la presenza del segretario e di importantissimi esponenti) può venire un contributo importante. È necessario infatti ragionare sulle trasformazioni intervenute nella società, non solo in Italia ma chiedendoci cosa sta avvenendo in Europa. Il fenomeno inedito dell’immigrazione, l’impatto della ricerca scientifica sulla vita delle persone nell’arco di una generazione, l’esplosione dei nuovi media: trasformazioni gigantesche.
Io sono nato in un paesino nell’entroterra siciliano, da noi arrivava a mezzogiorno La Sicilia e non era possibile leggere altro mentre oggi un ragazzo connettendosi a intemet può leggere il New York Times: rendiamoci conto di cosa è successo.
E la risposta del Pd, o meglio, la risposta che il Pd è sembrato dare è stata all’altezza? E non mi riferisco alla segreteria di Bersani e nemmeno alla gestione di Franceschini: ma dobbiamo porci la domanda se siamo stati capaci di fornire risposte adeguate a questi cambiamenti. A me sembra che noi rischiamo
di apparire come dei politici che parlano il linguaggio di ideologie del secolo passato, ideologie nobili, intendiamoci, penso alla socialdemocrazia.
E però rischiamo di difendere posizioni pur nobili ma che parlano e difendono una fetta limitata della popolazione, tagliando fuori soprattutto i giovani. Oppure sulla giustizia: sembriamo schiacciati sulla difesa della corporazione dei giudici, che è cosa ben diversa dalla solidarietà a quella categoria. Non è questione di interessi di corrente, sia chiaro. Qui il tema è quello del profilo di una forza autonoma e riformista, capace di emanciparsi anche nel linguaggio dalla tradizione post-comunista e da quella cattolicodemocratico.
In questo senso, noi diciamo che le tradizioni laico-liberali sono un po’ in sofferenza dentro il Pd: e anche per questo l’appuntamento di Valmontone di oggi e domani sarà importante, non per avanzare rivendicazioni ma per rilanciare la parola d’ordine che serve oggi al Pd: la parola "coraggio".
Nelle grandi democrazie, le elezioni cosiddette di midterm segnano quasi sempre una sconfitta per chi governa: fu così anche per Berlusconi, nel 2005, quando il centrosinistra stravinse, alimentando quella che fanno dopo - specie per il voto del senato - si rivelò un’illusione. In Francia pochi mesi fa è andata così. Da noi, no. Il centrodestra perde sicuramente voti e d’altra parte era stato colpito da una serie di scandali che non si erano visti nemmeno in Thailandia e in più era terrorizzato dal fenomeno dell’astensione: che però ha colpito anche noi, con il risultato che alla fine gli equilibri fra centrodestra e centrosinistra non si sono sostanzialmente modificati. Un simile dato richiede una valutazione assai più profonda e in questo senso, dal seminario dell’area liberai del Pd che si tiene oggi e domani a Valmontone (con la presenza del segretario e di importantissimi esponenti) può venire un contributo importante. È necessario infatti ragionare sulle trasformazioni intervenute nella società, non solo in Italia ma chiedendoci cosa sta avvenendo in Europa. Il fenomeno inedito dell’immigrazione, l’impatto della ricerca scientifica sulla vita delle persone nell’arco di una generazione, l’esplosione dei nuovi media: trasformazioni gigantesche.
Io sono nato in un paesino nell’entroterra siciliano, da noi arrivava a mezzogiorno La Sicilia e non era possibile leggere altro mentre oggi un ragazzo connettendosi a intemet può leggere il New York Times: rendiamoci conto di cosa è successo.
E la risposta del Pd, o meglio, la risposta che il Pd è sembrato dare è stata all’altezza? E non mi riferisco alla segreteria di Bersani e nemmeno alla gestione di Franceschini: ma dobbiamo porci la domanda se siamo stati capaci di fornire risposte adeguate a questi cambiamenti. A me sembra che noi rischiamo
di apparire come dei politici che parlano il linguaggio di ideologie del secolo passato, ideologie nobili, intendiamoci, penso alla socialdemocrazia.
E però rischiamo di difendere posizioni pur nobili ma che parlano e difendono una fetta limitata della popolazione, tagliando fuori soprattutto i giovani. Oppure sulla giustizia: sembriamo schiacciati sulla difesa della corporazione dei giudici, che è cosa ben diversa dalla solidarietà a quella categoria. Non è questione di interessi di corrente, sia chiaro. Qui il tema è quello del profilo di una forza autonoma e riformista, capace di emanciparsi anche nel linguaggio dalla tradizione post-comunista e da quella cattolicodemocratico.
In questo senso, noi diciamo che le tradizioni laico-liberali sono un po’ in sofferenza dentro il Pd: e anche per questo l’appuntamento di Valmontone di oggi e domani sarà importante, non per avanzare rivendicazioni ma per rilanciare la parola d’ordine che serve oggi al Pd: la parola "coraggio".
© 2010 Europa. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU
- Login to post comments