Il coraggio di cambiare

Dalla Rassegna stampa

Nuoti in un mare non tuo, con onde e cavalloni sempre più forti e impetuosi. Chi ha inventato la stupidissima frase "dormire come un innocente"? Io non dormo, sono un disperato in gabbia, che si nutre di calmanti, sonniferi, che sbatte le ali in una gabbia ignobile. Una massa continua mi dilania, mi mangia il cuore». Lo confesso. L’insonnia da prima notte da direttore de II Tempo l’ho combattuta andando a rileggermi le lettere del detenuto Enzo Tortora alla sorella Anna. Un’insonnia ovviamente non paragonabile a quella del presentatore di Portobello e di quanti ogni notte, innocenti in cella, si affidano ai sogni per evadere e riacquistare la libertà negata. Inconsciamente avevo somatizzato le storie dei 50mila poveri cristi sbattuti per sbaglio nelle patrie galere, stando ai numeri che lo Stato - non Il Tempo - si è ben guardato dal rendere pubblici. Un’inchiesta, la nostra, che ha sconvolto tutti: addetti ai lavori, gente comune, lettori vecchi e nuovi, persino magistrati e certi politici che a parole col direttore di questo giornale si complimentano via sms e nei fatti se ne sbattono di mettere una firma sui referendum radicali, di rendere questa giustizia più giusta, le galere meno affollate, insomma evitano accuratamente di impegnarsi per rendere serena la vita di ognuno di noi assicurando a chi sbaglia, chiunque esso sia, di pagare pegno.

Questo per dire, e ribadire, che il male di una giustizia sfasciata non è Silvio Berlusconi, anche se una certa magistratura - e con lei una politica trasversalmente pavida per timore delle toghe - sin dal 1994 la pensa diversamente. Sulle «anomalie» sviscerate dal Cavaliere in videotape è obiettivamente difficile dissentire. Il personaggio più tartassato della storia, dato sempre per morto e puntualmente risorto, seppur ferito ieri ha suonato la carica di Forza Italia. Se in tanti dovessero accorrere, la speranza è che almeno stavolta la facciano questa benedetta riforma della giustizia già sfuggita quando il centro destra aveva i numeri per portarla a casa. Ora o mai più. Perché, come ha ribadito Berlusconi (ma a parlare poteva essere uno dei troppi indagati, sputtanati, ammanettati ingiustamente) «non possiamo permettere che l’Italia resti rinchiusa nella gabbia di una giustizia malata che lasciai suoi segni sulla carne viva di milioni di italiani».

 

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