Contrordine: Tornano i Pensionati

Dalla Rassegna stampa

Questa mattina nell’ufficio elettorale del tribunale di Torino si procederà ad un nuovo sorteggio per scegliere il posto che i simboli dei partiti occuperanno nella scheda elettorale per le regionali del 25 maggio. E lo stesso faranno ad Asti e Cuneo. Martedì scorso, infatti, il consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato dal leader dei pensionati, Michele Giovine, contro l’esclusione della lista decisa dalla commissione elettorale e confermata dal Tar. E così i partiti in corsa in provincia di torino salgono a 17 e il candidato presidente della coalizione verde-azzurra, Gilberto Pichetto, potrà contare sull’appoggio di un partito che alle regionali del 2010 ha raccolto 27 mila voti. Certo, quei voti, sono stati dati su una lista che i giudici penali hanno giudicato illegittima, condannando in via definitiva Giovine a 2 anni e 8 mesi per le firme false, ma i giudici del Consiglio di Stato hanno sottolineato che in ogni caso l’illegittimità non rende nullo «il significativo consenso popolare tributato alla lista, che dimostra ex se il radicamento sociale e politico della stessa».

Dunque i Pensionati per Pichetto tornano in corsa e Giovine che aveva parlato di «accanimento» dei giudici torinesi contro i Pensionati adesso commenta: «Abbiamo trovato il nostro giudice a Berlino: non ci speravamo quasi più. Sono state riconosciute le giuste ragioni del partito Pensionati, il cui radicamento storico ed il consenso popolare raggiunto sono indiscutibili». Pichetto accoglie con soddisfazione la sentenza: «Mi auguro che possa mettere a tacere definitivamente la moda dei ricorsi e che la politica possa tornare ad occuparsi di proposte e di programmi per i piemontesi». Durissimo, invece, il commento dei radicali Manfredi e Boni i primi nel 2010 a sollevare con Luigina Staunovo e Mercedes Bresso il tema dell’irregolarità di quella lista: «Possiamo dire che sono sconfitti gli onesti. Dispiace che Pichetto cerchi di recuperare la credibilità persa con le mutande verdi di Cota arruolando il “falsario” delle liste tarocche».

 

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