Contro Zapatero l'Italia si gioca la sua champions

Domani, nell’ennesima notte europea dei lunghi coltelli, l’Italia si gioca la sua Champions. Il candidato italiano alla seconda massima carica prevista dal nuovo Trattato, quella di ministro degli esteri della Ue, è arrivato in finale. Diciamo con le sue forze, e con la spinta della famiglia socialista europea. All’ultima curva, Zapatero ha rotto il fronte del Pse: se socialista deve essere - ha detto l’altra sera agli svedesi - allora meglio un socialista al governo. Poi, ieri, ha semi-candidato il suo ministro, Moratinos. Lungi dal lamentarsi del tradimento del compagno Zapatero (in Europa le nazionalità contano molto di più delle affiliazioni politiche, e chi la pensa diversamente è un ingenuo), adesso l’Italia deve giocare la sua partita a carte scoperte. Di fronte a D’Alema c’è un candidato ugualmente socialista ma non dotato dello stesso curriculum. E di fronte all’Italia c’è la Spagna, cioè non un big d’Europa, come sarebbe stato e potrebbe ancora essere la Gran Bretagna, ma un peso medio, che gioca nella stessa categoria dell’Italia. In più gli spagnoli, che detengono con Solana da sempre la carica di ministro degli esteri europeo, non possono considerarla proprio appannaggio esclusivo. E gli equilibri geopolitici non consentono che il presidente della Commissione, il portoghese Barroso, e vicepresidente (perché il ministro degli esteri è anche il vice della Commissione) siano due iberici. Infine, l’Italia non ricopre incarichi di prestigio in nessuna istituzione internazionale, né europea né globale, cariche che invece francesi, tedeschi, inglesi e spagnoli hanno o hanno avuto. Berlusconi ha dunque tutto il diritto e tutti i numeri per puntare i piedi, alla cena dei primi ministri di domani sera. Ma il punto è: lo farà?
Dovrebbe, perché in queste ore Zapatero sta dicendo in giro che D’Alema non è in realtà il candidato italiano. Che dunque, in quanto candidato, non esiste. Sta tentando di riportare la partita in ambito intergovernativo, togliendo ogni valore all’indicazione di partito che è venuta dal gruppo socialista europeo. La Spagna si mette dunque in scia della candidatura socialista sperando di cogliere per sé il frutto che l’Italia non saprebbe cogliere. Non foss’altro per una questione di dignità, Berlusconi deve confermare ai suoi colleghi ciò che il ministro Frattini, con impegno e serietà, sta dicendo a tutti in questi giorni: e cioè che il suo appoggio a D’Alema non è solo un benign neglect, ma è una vera e propria candidatura nazionale. Solo così, e puntando i piedi, l’Italia può farcela. Per uno strano caso del destino Berlusconi si gioca parte del suo prestigio internazionale e della sua forza contrattuale sul successo di un suo avversario politico: D’Alema. Sembra strano, ma è così che funziona nei paesi seri che sanno farsi rispettare. Domani l’Italia si gioca la sua Champions. E varrà anche come test per un match forse anche più importante: quello che tra due anni vedrà Mario Draghi candidato alla presidenza della Bce.
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