Contro Gheddafi ma con Saddam

Si è appuntato sul petto la medaglia della diversità antropologica, rivendicando di essere stato «l'unico uomo politico che non ha mai incontrato Gheddafi» al contrario di Berlusconi che «gli ha baciato la mano neanche fosse un'eminenza». E lo ha fatto con la sfrontatezza di chi può vantare una fedina politica immacolata e si sente al riparo da qualsiasi pegno pagato alla ragion di Stato e alla real politik. La corazza della memoria, però, non sempre è a prova di bomba. E se non si sta attenti, nella foga, si può inciampare in qualche piccola dimenticanza o in qualche svista. Gianfranco Fini, infatti, qualche mano non proprio segnata dalle stimmate della santità la strinse eccome. Ad esempio quella del leader serbo Slobodan Milosevic. Accadde il 2 agosto 1991 e Fini, allora segretario Msi, si recò a Belgrado accompagnato da Mirko Tremaglia e da Roberto Menia per chiedere la restituzione dell'Istria e della Dalmazia. Sei mesi prima lo stesso Fini era andato a Bagdad per chiedere a Saddam la liberazione di 85 ostaggi. Un'iniziativa che gli fu duramente contestata qualche anno dopo nel corso di un Porta a Porta. Fu un politico italiano ad accusarlo di aver «omaggiato Saddam insieme con il fascista Le Pen». Chi era quel politico? Il suo compagno di avventure politiche di oggi, Francesco Rutelli. Altri tempi, altri alleati. E altre mani.
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