Contrattacco Bersani «Basta candidature» Alla Festa solo Galan

Dalla Rassegna stampa

Basta autocandidature: lo stop arriva dalla segreteria del Pd, dopo che l'intervento di Walter Veltroni in difesa del bipolarismo e contro le alleanze elettorali, nonché i passi avanti di Nichi Vendola e Sergio Chiamparino, hanno riacceso il fuoco della polemica interna. Questo nel giorno della presentazione ufficiale della Festa democratica, che sarà disertata dalla maggioranza di Governo.
Alla fine, infatti, ci sarà solamente il ministro dell'Agricoltura Giancarlo Galan, alla kermesse dedicata quest'anno all'Unità d'Italia, che prenderà il via sabato a Torino e si concluderà il 12 settembre con l'atteso discorso del segretario Pier Luigi Bersani.
Dopo lo sdegnato «no, grazie» di Roberto Calderoli, Roberto Maroni e Giulio Tremonti, che hanno voluto così lavare l'onta del mancato invito al presidente della Regione Piemonte Roberto Cota, all'appello del programma presentato ieri, mancano anche i nomi di Paolo Romani e Maurizio Sacconi. «La presenza o l'assenza di qualche ministro non cambia il risultato che la festa avrà, il senso e il messaggio che darà - ha spiegato il segretario regionale del Pd piemontese Gianfranco Morgando - trovo che la polemica sui mancati inviti sia molto strumentale, molto caricata. Secondo me la decisione dei ministri di non partecipare risente molto dell'attuale clima politico nazionale». In compenso, però, la Festa ospiterà il presidente del Senato Renato Schifani che, il 4 settembre, incontrerà il popolo democrat al fianco di Piero Fassino sul tema «Istituzioni alla prova». E poi, il primo settembre, il leader dell'Idv Antonio Di Pietro si confronterà con Franco Marini, il 6 settembre sarà il giorno dell'Udc con Pier Ferdinando Casini, il 7 quello del governatore pugliese di Sel Nichi Vendola al fianco di Rosy Bindi, e il 10 e l' 11 il palco torinese ospiterà rispettivamente Francesco Rutelli ed Emma Bonino.
Ma l'attesa maggiore è per l'appuntamento con il leader Bersani che pare intenda diradare le uscite pubbliche con l'approssimarsi della data del suo intervento, per ripristinare il peso che ha sempre avuto, nel principale partito del centrosinistra, la chiusura della Festa, tradizionalmente affidata al segretario per tirare le fila del lavoro svolto e parlare direttamente all'elettorato della prospettiva politica. Ma anche perché quello del 12 settembre, si annuncia come il primo discorso da candidato virtuale alla premiership, atteso quanto quello che pronuncerà il presidente della Camera Gianfranco Fini alla Festa di Futuro e Libertà di Mirabello, una settimana prima. Ieri, Bersani ha fatto arrivare un suo messaggio in occasione della presentazione della Festa: «L'Unità d'Italia, come ha richiamato più volte il presidente Napolitano, ha bisogno di essere non soltanto difesa ma ricostruita, a partire da una nuova reciprocità tra il Nord e il Sud del Paese.
La Festa democratica vuole ripartire quindi dalla coesione e dall'identità nazionale per aprirsi consapevolmente al futuro». Ma è assai probabile che il segretario pd andrà molto oltre, soprattutto dopo l'intervento (assai critico) di Walter Veltroni dalle colonne del Corriere della Sera che ha il sapore di un'autocandidatura. E che, anche se non lo fosse, ha segnato l'apertura ufficiale di un fronte di competizione interna a supporto delle aspirazioni del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino.
Ieri, lo stesso Bersani ha affidato al Tg1 una "pillola" di quello che risponderà a chi lo accusa di non avere una strategia e di essere disposto ad allearsi con il diavolo pur di vincere le prossime elezioni: «Noi ci rivolgiamo alle forze di centrosinistra per stringere un patto di governo con loro e da lì lanciamo un appello a tutti quelli che sono preoccupati per la nostra democrazia e pensano che le regole vengano prima del consenso». Ma se il segretario preferisce non inasprire i toni (anche per non pregiudicare l'avanzamento delle trattative con le altre forze d'opposizione), il messaggio di stop alle autocandidature ieri è arrivato forte e chiaro dal capo della sua segreteria politica, Filippo Penati, in un'intervista rilasciata ad Affaritaliani.it: «Bersani è il nostro leader. E l'unico che è stato scelto con il metodo delle primati. Non ci sono altri partiti nella sinistra, anche di quelli che parlano tanto, che hanno usato questo metodo. Vorrei ricordarlo a tutti. Chi si candida si assume la responsabilità di aver diviso questo partito in un momento in cui bisogna invece cercare l'unità».
Messaggio diretto a Chiamparino che aveva commentato la lettera di Veltroni, sottolineando che «non sempre sommare un partito vuol dire sommare i voti, mettere tutti insieme solo in una logica "contro" spesso non serve a vincere e non aiuta, anzi non serve a governare». Ma diretto anche a Vendola che ieri, approfittando del piccolo terremoto causato dall'intervento dell'ex sindaco capitolino, chiedeva primarie subito. Prendendo però le distanze da Veltroni: «Provo simpatia e rispetto per la volontà innovativa che sento in lui, ma molti si autoproclamano narratori del riformismo. E ci sono diversi e divaricati riformismi. È difficile capire perché sarebbe riformista dar ragione a Marchionne».

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