I conti di Bankitalia ansiogeni ma veri

Dalla Rassegna stampa

Sapevamo che i dati possono essere giusti o sbagliati (500 metri come misura dell'altezza del Monte Bianco è un dato sbagliato); oppure più o meno attendibili (la stima dei partecipanti a una manifestazione fatta da chi la ha promossa è poco attendibile). Oppure più o meno significativi (un dato del debito pubblico espresso in miliardi è privo di significato, perché non rapportato al prodotto).
Ora il ministero dell'Economia e, in persona, il ministro del Benessere (ma si dice Welfare) hanno introdotto due nuove categorie: dati «ansiogeni» e dati «esoterici», indicandone la fonte nell'ultimo Bollettino della Banca d'Italia. Il ministero dell'Economia ha ritenuto ansiogeno «il tono» del seguente commento alla diminuzione delle entrate tributarie: "La riduzione è riconducibile al crollo delle imposte sostitutive una tantum, che avevano sostenuto le entrate nel 2009, e al calo del gettito di quelle sui redditi delle attività finanziarie, che ha riflesso... l'andamento dei tassi d'interesse". In verità il ministero dovrebbe attribuire effetti ansiolitici a questa notazione: il calo di gettito - ci si dice - non è colpa di inerzia dell'amministrazione, ma il risultato di cause esterne ad essa. Altre sono invece le notizie del Bollettino che provocano qualche ansia. Ad esempio, l'indicazione che la riduzione di spesa pubblica al netto degli interessi di circa 3000 miliardi nel primo semestre è dovuta a una diminuzione delle spese in conto capitale, per oltre 5800 miliardi (2400 per investimenti fissi), mentre la spesa corrente è aumentata di oltre 2800 miliardi: può essere che mal si ricordi, ma non si era detto che si doveva tagliare la spesa corrente per non sacrificare le grandi opere?
Oppure la notizia che il reddito disponibile reale delle famiglie italiane, già ridottosi del 3 per cento nei due anni passati, "è ancora calato di circa un punto" nel primo semestre di quest'anno. Una notizia vera può certo avere effetti ansiogeni (come quando si comunica a una mamma che il suo neonato ha 41 di febbre), ma che sono salutari se inducono alla cura. Sfugge invece in che cosa possa consistere la esotericità di un dato, considerando che l'aggettivo, secondo i dizionari, sta a significare "riservato agli iniziati, misterioso, incomprensibile".
Ora, non è che il Bollettino della Banca d'Italia abbia fatto uso di numeri a cui vengono attribuite una di siffatte caratteristiche (ad esempio il 7). Dopo aver dato atto di una probabile discesa del tasso di disoccupazione ufficiale a luglio e agosto, così scrive: "Una misura più ampia del grado di sottoutilizzo dell'offerta di lavoro che include i lavoratori scoraggiati e l'equivalente delle ore della Cassa integrazione guadagni collocherebbe tale tasso sopra l'11 per cento". Pare che si tratti di valutazione agevolmente comprensibile, almeno agli iniziati alle quattro operazioni.
In un paese lavorano 92 persone su 100; in un altro sempre 92 su 100hanno un rapporto di lavoro con un'impresa, ma 3 sono in cassa e non lavorano: pur se le regole statistiche europee ci dicono che il tasso di disoccupazione è dell'8 per cento in entrambi i casi, è corretto e significativo far sapere che il tasso di occupati che lavorano è del 92 per cento in un caso e dell'89 nell'altro. (Questo numero del Bollettino ha avuto grande diffusione. Lo ha letto anche il ministro alla Semplificazione: il quale ha eccepito non alla natura, ansiogena o esoterica, dei dati, ma, in punto di grammatica, all'uso eccessivo del condizionale. «Su temi così delicati - ha detto - o si hanno certezze oppure è meglio lasciar perdere». Il suo implicito suggerimento di sopprimere i documenti di previsione e di politica economica basati su ipotesi richiedenti l'uso del condizionale tutti dunque - merita considerazione.)
Eppure, di testi esoterici, nei tre sensi sopra indicati, e generatori di ansia provocata dalla difficoltà di decifrazione, ne esistono. Eccone uno fra i tanti: «L'articolo 20, comma 3-ter, del decreto-legge 4 luglio 2006 n.223... e il comma 460 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, si intendono riferiti alle imprese e testate ivi indicate in possesso dei requisiti richiesti anche se abbiano mutato forma giuridica». Si tratta del comma 61 dell'articolo 2 della legge 23 dicembre 2009 n. 191, nota al volgo come legge finanziaria per il 2010: veramente destinato agli iniziati, ma incomprensibile e misterioso ai più.

© 2010 La Repubblica. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK