I conti per crescere

Le entrate tributarie nel 2010, nonostante i riflessi della cattiva congiuntura del 2009, hanno tenuto meglio di quanto ci si attendesse dalle previsioni della Banca d'Italia. Invece di un'attesa flessione dello 0,6 per cento, infatti, si è avuto un aumento dell'1,6 per cento. Ciò perché il lieve calo delle entrate per il bilancio dello stato è stato più che compensato dai maggiori introiti degli accertamenti da parte degli uffici e delle agenzie di riscossione e dalla dinamica delle entrate degli enti locali. Non solo: nel gennaio del 2011 il gettito delle entrate tributarie statali ha segnato un aumento del 3,3 per cento rispetto allo stesso mese dello scorso anno. L'Ires e l'Iva, che sono i due maggiori tributi, hanno registrato aumenti del 3,5 per cento, mentre l'Ires ha ancora una lieve flessione. La crescita dell'imposta personale sul reddito e di quella sul valore aggiunto testimoniano che la ripresa è in atto e anche che sono in aumento i prezzi dei beni importati. Su questo fronte, dunque, i cittadini hanno fatto la loro parte - e non si tratta di poca cosa, considerato il livello abnorme di pressione fiscale rispetto ad altri paesi occidentali - anche il governo, oltre agli organi amministrativi e delle forze dell'ordine preposti, hanno dimostrato impegno e fermezza, smentendo tanti luoghi comuni sul presunto lassismo di questo esecutivo. Si tratta di una buona base di partenza verso il tendenziale pareggio che si discute a Bruxelles nel nuovo Patto per l'euro. Eppure anche il debito pubblico, secondo Bankitalia, è arrivato a gennaio alla cifra record di 1.879,9 miliardi di euro. È l'ennesima prova che senza crescita non ci saranno sacrifici che tengano.
© 2011 Il Foglio. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU