"Contento a metà perché Paolo resta nella giungla"

Dalla Rassegna stampa

Chi sogna può muovere la terra», diceva l’eroe di Herzog. Chissà quante volte ci ha pensato Claudio Colangelo, che amava definirsi un Fitzcarraldo dei giorni nostri. Chissà quanto ha sognato il momento della liberazione, l’attimo in cui ha capito che sarebbe tornato a casa. Ma qui a Rocca di Papa in questo comprensorio di villette, con i giardini ordinati e i tetti spioventi, dove ha scelto di vivere, chi conosce Claudio sa che ha fatto anche del suo rapimento un viaggio. La moglie esce dal cancello di casa in questa strana giornata che alterna sole e grandine. Bello e brutto. Gioia e ansia: Claudio libero, Paolo Bosusco ancora in mano ai rapitori.

«E’ una giornata bellissima per me, per i miei figli e per tutti i familiari», dice la donna che subito dedica un pensiero alla famiglia Bosusco: «Speriamo che torni anche lui presto a casa. Abbiamo provato un’altalena di emozioni tra la speranza e la paura. Ieri sera sembrava che la cosa fosse risolta per entrambi».

Ha parlato al telefono con il marito: «Ho sentito la sua voce. Sta bene, ha fatto battute spiritose. Ha detto che è stata un po’ dura, ma è contento e non vede l’ora di tornare a casa». Come sarà la vita dopo questa disavventura? «Sarò più severa con i suoi viaggi!». Intanto chiude dietro di se il cancello della villetta e si rifugia a Roma a casa della figlia Valeria insieme all’altro figlio Daniele.

Valeria ringrazia tutti, parla anche dai microfoni della emittente dove lavora, RadioRadio, ma spiega che adesso la famiglia vuole «mantenere l’intimità, un basso profilo». Per rispetto di chi ancora è prigioniero. «Non sappiamo come mai hanno liberato mio padre e non l’altro ostaggio. Adesso speriamo che la stessa gioia cosa possa accadere anche alla famiglia di Paolo». Ha parlato con il padre che anche con lei è riuscito a scherzare nonostante la commozione.

Gioia e angoscia si mescolano anche nelle prime parole di Claudio: «Sono contento ma solo a metà perché Paolo è ancora la dentro». E’ debole, emozionato quando parla attraverso le telecamere della tv indiana Ndtv a cui è stato consegnato dopo un lungo cammino nella foresta. Sta attento a non rivelare troppo come gli è stato chiesto per non intralciare in nessun modo la trattativa ancora in corso.

Nel suo racconto la paura vissuta: «Erano quattro giorni che dicevano che ci avrebbero liberato». E’ in forma Claudio, nonostante la barba incolta e il volto tirato: «Ho perso qualche chilo ma siamo stati trattati molto bene. Anche Paolo sta bene, come me ha perso qualche chilo, ma il morale è abbastanzaalto. Il vero nemico è stato il caldo, in questo periodo è terribile in India». Paolo ha avuto un attacco di malaria, ma «subito i sequestratori gli hanno fatto un test e gli hanno dato i farmaci necessari per curarsi».

Notti insonne e lunghe camminate «ci siamo spostati nella giungla» - in questa avventura per lui finita bene. «Ma i sequestratori ci hanno trattato bene, non voglio dire che sono stati squisiti perché sarebbe esagerato per l’occasione, ma hanno cercato di fare di tutto per soddisfare le nostre esigenze, a cominciare da quelle alimentari». E ancora: «Erano tutti molto gentili anche i bambini... perché tali mi sembravano alcuni di loro, e poi anche le donne. Non ho nulla contro di loro ma non posso accettare che qualcuno abbia rubato 10 giorni della mia vita».

Giorni di angoscia con pochissime notizie: «Sentivamo qualcosa dalla radio indiana, ma non sapevamo bene cosa stava succedendo». Bosusco «ha cercato continuamente di spiegare ai nostri rapitori che eravamo le persone sbagliate» e «a tratti discuteva con loro anche di politica in orya, la lingua del posto». Nessuna idea del luogo dove è tenuto ancora prigioniero il compagno di viaggio, «un vero spirito libero», né sui motivi del sequestro. «Sono uno a cui piace viaggiare e vedere persone che vivono in modo diverso. Non penso di avere fatto nulla di male». Rimane vago, non smentisce e non conferma, sulle fotografie scattate alle donne nel fiume, che potrebbero essere state la causa del rapimento. «Si fanno tante speculazioni, preferisco non entrarvi. E’ una polemica interna all’India». Spiega soltanto: «Stavamo facendo il bagno nel fiume quando sono arrivati uomini armati».

Presto Claudio sarà in Italia di nuovo a casa sua, in questo paese dei Castelli Romani dove ha scelto di vivere lontano dal caos delle città. La base di partenza per i suoi viaggi. E ce ne saranno molti altri, nonostante il rapimento, come assicurano gli amici. Rocca di Papa lo aspetta e il sindaco Pasquale Boccia annuncia che si farà per lui una grande festa: «La storia di Colangelo è un messaggio universale e la testimonianza di persone che non solo annunciano e dicono parole di fraternità a chi ne ha davvero bisogno ma lo fanno anche con la loro vita e questo è un punto di riferimento». Il Fitzcarraldo di Rocca di Papa.

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