Consulta laicità il presidente lascia e finisce in rissa

Dalla Rassegna stampa

Monti chiede di cacciare il revisore dei conti. Scontro con Viale, che chiede trasparenza

VOLANO gli stracci alla Consulta torinese per la laicità delle istituzioni: il fondatore e presidente, Tullio Monti, si è dimesso l’altra sera al termine di una concitata assemblea presidiata dalla Digos e finita quasi in rissa. Scambi d’accuse, insulti e parole grosse, ma soprattutto la richiesta del presidente dimissionario di revocare l’incarico di revisore dei conti a Paola Gottardi, contabile che ha patteggiato ad Aosta una condanna a 16 mesi per truffa, appropriazione indebita ed esercizio abusivo della professione di commercialista. Una richiesta rispedita al mittente, facendo inalberare Monti: «Un’associazione – ha detto – che non prende posizione in un caso come questo, dove al di là della questione di merito sull’innocenza o sulla colpevolezza della persona, c’è un condanna grave, non può essere la mia associazione ». Alcuni dei rappresentanti delle 70 associazioni che fanno parte della Consulta avevano chiesto infatti di accogliere la richiesta della Gottardi di essere sentita prima della revoca dell’incarico. Monti, però, non ha voluto sentire ragioni: «Se fate parlare quella persona, me ne vado io», ha risposto il presidente dimissionario a chi aveva sollevato la questione, a cominciare dal consigliere comunale e rappresentante di Exit, Silvio Viale, e da Silvia Bodoardo del Coordinamento per la laicità della scuola. «Avevo solo chiesto di sentirla per avere la sua versione, tutto qua – spiega la professoressa Bodoardo – Dopo la reazione scomposta del presidente, però, mi viene il dubbio che ci siano della ragioni per cui non si voleva che fosse sentita in assemblea».

Che tipo di ragioni? «Non credo che ci siano delle irregolarità nei bilanci, che del resto sono stati approvati dall’assemblea – precisa Bodoardo – Però mi viene qualche dubbio su come siano stati gestiti i fondi dell’associazione ». In particolare il radicale Silvio Viale punta il dito sui rimborsi autorizzati dai soci nei confronti del presidente Monti: «Nessuno ne mette in discussione la legittimità – specifica Viale – Mi chiedo, però, se la Consulta si possa permettersi di versare al suo presidente circa 6mila euro di rimborsi per farlo venire in Italia dalla Grecia, paese dove si è stabilito da qualche tempo».

Monti ribatte che i suoi rimborsi «non sono mai stati un segreto, sono stati autorizzati e messi nero su bianco»: «Risiedo in Grecia da due anni – chiarisce – Avevo lasciato la presidenza della Consulta, ma poi mi hanno richiamato e ogni volta torno apposta per le attività associative. Ne farei volentieri a meno, anche perché in dieci anni di presidenza, per consentire all’associazione di stare in vita, ho tirato fuori di tasca mia, senza mai chiedere niente, 19mila euro». E poi, sottolinea Monti, la Gottardi, di cui chiede la cacciata, «sa fare il suo mestiere pur non essendo una commercialista vera» ed è stata lei stessa a certificare l’ultimo bilancio 2014 che ha chiuso con un pareggio di 86mila euro.

Da alcuni soci, però, viene sollevata la questione della trasparenza: «Finora ce n’è stata poca », accusa Viale. Monti non ci sta e risponde: «Non capisco di che cosa parli Viale, lui che da quando è alla Consulta si distingue per non fare niente, e se lo fa è per fare casino». Insomma, un clima da guerra. Un presidente dimissisionario. E un’assemblea aggiornata. «Pensavo che di fronte alla notizia di un revisore condannato per esercizio abusivo della professione – si rammarica Monti – ci fosse un presa di distanza netta da parte di tutti».

Il rappresentante radicale punta il dito sui rimborsi dei viaggi in Grecia del fondatore.

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