Consulta per la laicità, dopo il caso rimborsi la Compagnia di San Paolo sospende i fondi

Dalla Rassegna stampa

La decisione in seguito alle polemiche interne sulla gestione "familiare" dell'associazione  e soprattutto dei rimborsi spese: la fondazione bancaria eroga quasi un quarto del budget annuale. Furioso l'ex presidente Monti: "Stanno facendo terra bruciata intorno a me"

Mittente: Compagnia di San Paolo. Destinatario: Consulta per la laicità delle istituzioni. La lettera è arrivata nei giorni scorsi e comunica che, dopo dieci anni di contributi ininterrotti, l’erogazione annuale di circa 19mila euro all’associazione fondata da Tullio Monti sarà sospesa. A detta dei nuovi vertici dell’ente è la prima conseguenza della «campagna di delegittimazione delle ultime settimane»: una querelle fatta di scambi di accuse tra l’ex presidente Monti e l’ex revisore dei conti Paola Gottardi sui fondi dell’associazione – in gran parte provenienti da enti pubblici e fondazioni bancarie – usati per elargire rimborsi spese e compensi extra ai vertici della Consulta: Monti, sua moglie la tesoriera Palmira Naydenova e la figlia di quest’ultima, assunta dall’associazione come impiegata.

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Marco Chiauzza, neoeletto presidente dell’associazione, confida in un ripensamento da parte della Compagnia: «Speriamo non si tratti di una scelta definitiva – dichiara – abbiamo risposto spiegando le nostre ragioni. Certo, viene da pensare che la campagna di delegittimazione sistematica del radicale Silvio Viale, mai fattosi vivo in dieci anni di vita dell’associazione, con l’obiettivo strumentale di smantellare la Consulta, cominci a sortire i suoi effetti».

Anche secondo l’ormai ex presidente e fondatore Monti le accuse di Viale e dell’ex contabile Gottardi fanno parte di un piano più ampio: «Viale – scrive Monti dal suo buen retiro greco – ha motivi ben precisi per difendere questa signora (la Gottardi, di cui Monti aveva ottenuto la revoca dall’incarico nel corso dell’ultima assemblea, ndr ). Mi odia personalmente dai tempi della Rosa nel Pugno, quando nel 2006 si candidò in Consiglio comunale senza essere eletto. Ora tenta un’opa sulla Consulta stessa per trovare voti in vista delle prossime comunali del 2016. Non riuscendoci si è messo a spargere letame su di me e mia moglie». Accuse gravi alle quali Viale replica: «Non mi risulta che la Consulta gestisca pacchetti di voti. Mi pare ridicolo sostenerlo. Il vero problema è che il progetto laicità a Torino è rimasto incartato».

Monti, in una lettera indirizzata ai soci della Consulta, ribatte punto per punto alle accuse di Gottardi sui fondi (69mila euro in rimborsi e prelievi finiti in mano ai vertici su 86mila euro di bilancio) e a quelle di Viale sulla “mission” dell’associazione per la laicità. L’ex presidente ripercorre 10 anni di storia della Consulta, centinaia di convegni ed eventi: «Tutto ciò – racconta – è stato possibile anche grazie al fatto che ho rinunciato a un mio lavoro personale che mi garantisse un reddito per vivere, per la quale cosa e per dieci lunghi anni ho attinto esclusivamente al mio patrimonio personale». E anche quando c’è stato da mettere mano al portafoglio per pagare viaggi e ospitalità ai relatori dei convegni, sostiene Monti, «il sottoscritto non si è mai tirato indietro». Stesso discorso, scrive l’ex presidente, per la moglie Naydenova: «Ha rinunciato alla propria professione per potersi dedicare alla Consulta. Tutto questo con una retribuzione mensile teorica di 1.000 euro al mese, percepiti soltanto se e quando rimaneva qualcosa in cassa: in otto anni (pari a 96 mensilità) ha rinunciato al suo “stipendio” per ben 42 mesi».

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