La confusione tra politica e partiti

Spesso si confonde la politica con i partiti. Come se le due cose coincidessero o fossero tra loro omologhe. Ma la politica non è e non si riduce alla vita dei partiti o nelle iniziative del Parlamento o negli atti del governo. Eppure, questa assimilazione tra politica e partiti è un riflesso molto diffuso. In realtà, la confusione nasce per una precisa scelta giornalistica tesa a semplificare la questione agli occhi del lettore. Anche le pagine de l'Opinione sono politica, producono discussione, permettono la circolazione delle idee. Ritenere che il vocabolo "politica" sia sinonimo del termine A partito", alla lunga, produce equivoci e danni alla politica stessa. Anzi, di più: è un grave vulnus far coincidere la "politica" con la partitocrazia. È l'equivoco che conduce all'antipolitica. Non a caso, Marco Pannella, rifacendosi al pensiero di Benedetto Croce, ha fatto recentemente riferimento al concetto dei "distinti", intendendo i Radicali come "distinti" dal Potere trasversale della partitocrazia. Parte perciò da qui, da questo spazio di libertà, un percorso di idee e dialogo per una "Società di cultura politica", cioè il sostegno alla capacità della politica di vivere una propria cultura, un proprio pensiero, una propria azione essendo "distinta" dalla partitocrazia e dal sistema marcio del potere fine a se stesso. Da anni, ormai, mi piace definire la Storia come il conflitto tra la Politica e il Potere. Dove la Politica è la Forza mentre il Potere è il Lato Oscuro. Tutta la Storia si basa su questo conflitto. Questa è la premessa liberale che antepongo da sempre alla politica liberal-democratica e libertaria, al "metodo liberale".
È necessario che la politica, intesa nel senso più ampio e nobile (non in quello che appare in tv, per intenderci), trovi la forza delle idee per innovare il pensiero riformatore, ricostruisca se stessa, il proprio linguaggio, la parola, il senso della propria missione. Sono convinto, e lo propongo a tutti i miei pochi lettori, che lo si possa fare attraverso il grande progetto rappresentato da una "Società di cultura politica". In questa fase di crisi, in una tale situazione di grave stallo politico, in un momento così delicato è necessario guardare al futuro, immaginare il futuro e lottare per costruirlo come vorremmo che fosse. Insomma, ora che tutto appare incerto, è possibile iniziare a ripensare la politica, a rifondare le ragioni dell'impegno politico, a riformare il tessuto filosofico e della teoria politica. Si tratta di rigenerare il dibattito politico, di ricostruire il dialogo, il discorso, il senso di ogni parola.
È da qui inizia la concretezza, è a partire da questi presupposti di cultura politica che si realizza l'azione. Insomma, occorre riscrivere l'abbecedario della politica.
È arrivato il momento di ristabilire il linguaggio da usare, di favorire la circolazione delle idee, di reimpostare tutta la discussione. Ci vorrebbe un campo "altro" per la politica italiana ed europea. Per questa ragione ritengo che l'idea antica e la forza di una costituente liberal-democratica, di cui mi sono fatto promotore dentro e fuori la galassia dei Radicali, passi attraverso l'azione promossa da una "Società di cultura politica".
© 2012 L'Opinione delle Libertà. Tutti i diritti riservati
SU