I conduttori rassegnati. L'Annunziata critica: ognuno ha pensato a sè

Tra i conduttori dei talk show silenziati prevale il senso di sconfitta. «Non se ne farà niente», allarga le braccia Bruno Vespa. Milena Gabanelli protesta contro la «violazione del principio della concorrenza leale» e Lucia Annunziata invita i conduttori all'autocritica: «E' stata una débàcle anche per noi, abbiamo reagito in modo sbrindellato».
Per Vespa, che non si era fatto illusioni, «è andata secondo copione». A sentire l'ideatore di Porta a Porta la decisione del Cda di viale Mazzini era «scontata sin dall'inizio». Non esprime giudizi, ma si è convinto che «finché la Vigilanza non cambia parere» la situazione
non si sblocca. Perché il problema è all'origine, cioè nella fonte normativa. «Uno spiraglio c'era - ricorda Vespa - ma se la Vigilanza lo avesse seguito avrebbe dovuto costringere i conduttori a fare le trasmissioni secondo la par condicio. E con l'opzione radicale del "tutto uguale per tutti" sarebbero stati programmi ingestibili e non giornalistici». La tesi di Vespa è che non si può dare al Pdl e al Pd lo stesso spazio che si dà ai Radicali: «O ci danno la libertà di condurre, oppure tanto vale informare gli elettori con la tribuna politica». Come andrà a finire? «Non se ne farà niente», sospira Vespa.
Da premesse simili muove il ragionamento di Milena Gabanelli, dal '97 conduttrice di Report: «L'anomalia non parte dalla par condicio, ma dalla norma assurda votata in Vigilanza. Finché non viene abolita, non se ne esce». Non offre risposte, la Gabanelli, pone domande: «Come si può pensare di equiparare la propaganda politica all'informazione? E in quale punto del regolamento della Vigilanza sta scritto che devono essere aboliti i talk show?». La ragion d'essere del servizio pubblico è essere «pluralista» e «senza padrone», mentre oggi è «imbavagliato».
Lucia Annunziata, che della Rai è stata presidente, risponde dagli Stati Uniti, dove è volata dopo aver «chiuso il negozio», cioè il suo programma di interviste domenicali In mezz'ora.
«Non ho mai visto un tale rimpallo di decisioni tra Parlamento e Cda - attacca -. Un caos». Ce l'ha con i politici e i manager Rai, l'ex direttrice del Tg3, ma anche con i suoi colleghi: «Dovevamo avere più fermezza, dire "questo è un bavaglio" e scegliere il silenzio. Tutti».
E invece?
«Siamo andati quasi tutti in onda, ma di sguincio. Un bricolage assurdo. Un faida te che ha confuso gli elettori. Che débàcle!».
Ce l'ha con Santoro?
«Michele - ricorda la Annunziata - farà Annozero il 25 marzo. Giovanni Floris va in tour con Ballarò. Serena Dandini non si sa se fa informazione o no, quindi non si capisce se ha violato le regole».
E Riccardo Iacona?
«Lui ha protestato, ma l'ultima puntata l'ha mandata in onda».
Conclusione: «Il mondo dei giornalismo tv non ha saputo dare una risposta compatta e univoca. E mi ci metto anch'io, che mi sono cancellata per solidarietà e per non andare in onda con una mano legata dietro la schiena».
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