Con le primarie, brogli più facili

Non ci sarebbe proprio da stupirsi se effettivamente nelle primarie del centro-sinistra a Palermo, dove ha perso Rita Borsellino, fossero stati commessi brogli. Il broglio è fenomeno coevo alle elezioni: basterebbe una lunga sfilza di leggi romane per combattere il reato di brogli (crimen ambitus) a indicare l'estensione già antica del fenomeno, oggetto fra l'altro dell'orazione di Cicerone Pro Murena. La storia italiana è strapiena di accuse, fondate o non provate, per attentati all'espressione vera del voto, dai plebisciti unitari, al referendum istituzionale del 1946, dagli annullamenti di voti validi nelle politiche del '53 (per abbattere il meccanismo della "legge truffa"), alla vittoria dell'Unione prodiana nel 2006 per poche migliaia di voti. A leggere i resoconti delle giunte per le elezioni di camera e senato c'è da restare allibiti. Del resto, gli episodi connessi alle irregolarità nella presentazione delle liste di candidati sono, più che frequenti, diremmo ordinarie, come attestano da ultimo le firme di ben dubbia autenticità apposte alla lista di Roberto Formigoni, ribattezzato per questo Firmigoni dai radicali. E sull'espressione del voto dei connazionali all'estero carità di patria impone di stendere un velo. Poiché, dunque, la forzatura del voto popolare è fatto assodato e diremmo perfino esteso, non c'è da stupirsi se accuse di falsi arrivano anche per le elezioni primarie. l'intervento della magistratura a Palermo, come già le pesanti irregolarità segnalate a Napoli, conferma che l'uso di tale strumento per individuare i candidati (sindaci, ma non solo), come affermatosi in Italia, si presta per propria natura a violazioni di. Già la base elettorale è fluttuante: iscritti alle liste elettorali? giovani privi ancora del diritto di voto? cittadini di paesi europei? stranieri extracomunitari? Bisogna poi verificare la residenza. Occorre stare attenti che non venga esercitato il turismo elettorale, con espressione del voto in più seggi da parte delle medesime persone. La possibilità di accedere al voto anche ai non iscritti, purché paghino una piccola somma (addirittura limitata a un solo euro) e dichiarino di riconoscersi genericamente nel programma o nei principi della coalizione o del partito, si presta a facili strumentalizzazioni, compreso l'accesso all'espressione del voto da parte di gruppi di avversari politici, interessati a condizionare i risultati. Se su tutti questi ostacoli all'espressione corretta del voto nelle primarie si aggiunge la tentazione, da parte dei sostenitori di questo o quel candidato, di forzare i risultati, è ovvio che i brogli diventino usuali. Abolirli è arduo. Limitarli, invece, sarebbe possibile, con più rigorose norme e controlli, posto che le attuali primarie italiche sono in oggettive condizioni di colabrodo.
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