Con l'altolà al Milleproroghe a rischio l'allargamento di giunta

Addio Milleproroghe e addio, forse, all'allargamento della giunta comunale a 15 assessori e al ripristino dei consiglieri a 60. La polemica di ieri sul decreto governativo («bocciato», con una lettera inviata al presidente della Camera Gianfranco Fini, dal presidente Giorgio Napolitano) rischia di avere un effetto anche sul Campidoglio. In quel decreto, infatti, il senatore Mauro Cutrufo, vicesindaco di Roma, aveva proposto - e il Senato li aveva approvati - due emendamenti «pro casta»: aumento degli assessori e ritorno a 60 consiglieri che, nella riforma di Roma Capitale, devono scendere a 48. All'epoca il centrodestra, e il sindaco Gianni Alemanno, avevano esultato. E, con loro, anche una parte del centrosinistra, che ha sposato la battaglia sul numero dei consiglieri (non quella sulla giunta). Per Alemanno, il «lodo Cutrufo» era il modo per tentare di recuperare ad alcuni strappi che si sono creati nel centrodestra romano dopo il rimpasto deciso dal sindaco a gennaio. Tanto che, già da qualche settimana, cominciavano a girare le prime ipotesi: il rientro di Laura Marsilio, per ricucire col gruppo del deputato Fabio Rampelli; le trattative con La Destra, per allargare la base della maggioranza; i possibili scambi con l'Udc di Casini, partito che avrebbe potuto prendere la presidenza dell'Assemblea capitolina.
Ora, invece, la doccia gelata. Il rischio, reale, è che salti tutto: il governo, infatti, sembra orientato a tornare al testo originario del «Milleproroghe», quello cioè senza emendamenti di Cutrufo. Anche perché l'aumento della «casta» romana sembra proprio rientrare nelle osservazioni di Napolitano: «Molte modifiche - ha scritto il capo dello Stato - sono estranee all'oggetto, eterogenee e prive dei requisiti di necessità e urgenza». Roma, eventualmente, dovrà riprovarci.
© 2011 Corriere della Sera – ed. Roma. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU