Con Bersani ripartono le intese, Udc alla finestra

Dalla Rassegna stampa

Ovviamente i sondaggi migliori sul Pdl erano quelli in mano a Silvio Berlusconi che da tempo, e con un pizzico di rammarico, dava per certa la vittoria dell’ex ministro alle Attività produttive nella corsa per la segreteria del Pd. «Almeno sapremo con chi parlare», chiosava il Cavaliere senza particolare convinzione sulla possibilità di una ripresa di dialogo con l’opposizione. Indubbiamente da oggi Pd, Idv e Udc si troveranno a fare i conti con un soggetto che dovrebbe abbandonare balbettii e incertezze di questo ultimo anno e mezzo e, nella speranza di chi lo ha votato, tornare a presentarsi come un’alternativa credibile allo strapotere di Silvio Berlusconi. Dunque il risultato delle primarie va ad incidere sulla politica dei moderati dell’Udc, dei movimentisti dell’Italia dei valori, dei ”giapponesi” della sinistra radicale, che vogliono in tutti i modi rientrare in partita. A cominciare dalle prossime regionali. Così come non restano indifferenti i partiti della maggioranza: per le tanto sbandierate riforme, infatti, sono necessari il dialogo e, possibilmente, le intese. Non è un segreto, l’Udc tifava Pierluigi Bersani. L’ex ministro e il suo principale sponsor Massimo D’Alema sono infatti favorevoli a una riforma elettorale sul modello tedesco (che tanto piace anche a Pier Ferdinando Casini) e sono pronti a stringere un’alleanza con i centristi. E le regionali di marzo potrebbero essere un primo, decisivo, banco di prova: a partire da regioni importanti come Piemonte, Lazio e Puglia. «Speriamo solo che ora Bersani metta in campo una linea politica che non dipenda dall’Idv», chiosava ieri Giorgio Stracquadanio. Tifavano Bersani, che ha detto chiaramente di voler ripartire dalla formula dell’Ulivo prodiano, anche Sinistra e libertà di Nichi Vendola e Sinistra democratica di Claudio Fava e Fabio Mussi. Diverso il discorso per quel che riguarda l’Italia dei valori. Antonio Di Pietro ha detto che stima tutti e tre i candidati, ma certamente le preferenze dei suoi andavano a Dario Franceschini e alla sua intenzione di proporre un’opposizione a tutto campo al governo Berlusconi. Senza trascurare che il segretario uscente non vede di buon occhio un’alleanza con l’Udc, partito difficilmente compatibile con la politica piazzaiola e urlata dei dipietristi. Scontato, invece, l’appoggio dei Radicali a Ignazio Marino e al suo approccio laico ai temi etici. Dal versante della Pdl sembra emergere una propensione per Bersani, dal momento c’è la convinzione che una vittoria di Franceschini spingerebbe il Pd verso posizioni dipietriste e intransigenti. Il centrodestra preferirebbe infatti affrontare il capitolo delle riforme, a partire da quella della giustizia, in un clima di dialogo che possa permettere al Parlamento di lavorare senza l’assillo della guerra perenne tra i poli.
 

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