La comunione secondo Berlusconi

Nei summit internazionali fa cucù alla Merkel, fa le corna nelle foto, intona i cori alle spalle di una indispettita regina Elisabetta. E non si risparmia neppure durante i sacramenti. Al matrimonio di qualche sua amica ha sorriso ammiccante accanto allo sposo e al battesimo della figlia del ministro Gelmini ha tenuto a precisare che il nome Emma lo ha scelto, anzi imposto, lui. L’ultima scena ha riguardato il funerale di Raimondo Vianello. Anche lì, il premier Berlusconi è riuscito a guadagnare la scena. E la telecamera.
Sul finir della cerimonia, il nostro ineffabile presidente si è messo in fila per la Comunione. Lui, che ha alle spalle due matrimoni falliti e un divorzio, con il secondo in corso. La Chiesa, come si sa, su questo punto è perentoria. Papa Benedetto XVI, nel recente documento «Sacramentum caritatis», scrive: «Se l’Eucarestia esprime l’irreversibilità dell’amore di Dio in Cristo per la sua Chiesa, si comprende perché essa implichi, in relazione al sacramento del Matrimonio, quella indissolubilità alla quale ogni vero amore non può che anelare. Il Sinodo dei vescovi ha confermato la prassi della Chiesa di non ammettere ai sacramenti i divorziati risposati, perché il loro stato oggettivamente contraddice quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa che è significata e attuata nell’Eucaristia».
Dunque, Berlusconi non aveva diritto a prendere la comunione. Il sacerdote che officiava la cerimonia gliel’ha porta ugualmente. Ha fatto male? Io credo che quel povero prete non avesse alcuna scelta. Immaginatevi cosa si sarebbe scatenato se avesse rifiutato l’ostia a Berlusconi in diretta tv. Polemiche, dibattiti, insulti. Come minino l’indomani, Vittorio Feltri avrebbe messo un cronista del Giornale alle calcagna del povero sacerdote per scoprire chissà cosa nel suo passato e sbatterlo in prima pagina.
La verità è che Berlusconi a quella coda per l’ostia consacrata non doveva presentarsi. Lui sa bene di non poter accedere all’Eucarestia. A giugno del 2008, a Porto Rotondo, all’inaugurazione del nuovo campanile della chiesa di San Lorenzo, Berlusconi chiese al vescovo di Tempio Pausania: «Eccellenza, perché non cambiate le regole per noi separati e ci permettete di fare la comunione?». Il vescovo rispose «Lei che ha potere, si rivolga a chi è più in alto di me». Tutti intesero che si riferisse al Papa. Berlusconi,
invece, l’ha intesa evidentemente come riferita a se stesso. "Chi ha più potere di me?", deve aver pensato. Quindi, d’autorità, si è auto-confessato dei suoi peccati, si è ovviamente auto-assolto, si è auto-ammesso all’Eucarestia.
Ha usato, più o meno, il suo metodo di governo. Ha modificato con un "decreto spirituale d’urgenza, ad personam" la norma religiosa ed è andato a prendersi la Comunione. in diretta tv e in favore di telecamera
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