Il complotto è dietro l'angolo

Nelle ultime prese di posizione di Berlusconi e Bersani, a parte le evidenti e note differenze, si ritrova un singolare tratto in comune. Entrambi, da diverse angolazioni, denunciano la possibilità, quando non la certezza, di una trama ordita ai loro danni dai “poteri forti”.
L'espressione, nella sua minacciosa vaghezza, si è affermata definitivamente sulla scena della politica italiana all'epoca del primissimo e sfortunato governo del Cavaliere le cui tribolazioni, pressoché immediate, vennero addebitate dal ministro Tatarella alla ostilità dei “poteri forti”, ovvero del salotto buono del capitalismo, che teneva Berlusconi in anticamera, in combutta con la grande finanza internazionale, che non poteva vedere il Cavaliere neanche in fotografia. Una sorta di variante del “complotto demo-pluto-giudaico-massonico” adeguata ai tempi e a sua volta proiezione di destra della speculare teoria delle “forze oscure della reazione in agguato” evocata a sinistra nell'ultima metà del secolo scorso. Per Berlusconi si tratta di un “complesso dell'outsider” dal quale pensava di essersi emancipato fino a che le recenti disavventure del banchiere Geronzi glielo hanno brutalmente riproposto. Quanto al Pd, una certa "diversità" viene tuttora coltivata dalla componente diessina ma anche in quella storia si trova traccia di illusioni e disillusioni dovute ad ansia da riconoscimento. Resta il dubbio se questi “poteri” oggi siano tanto forti o piuttosto sia troppo debole la politica, tutta.
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