Cominciare dagli edifici non antisismici

Dalla Rassegna stampa

 

È indubbio che anche l'edilizia popolare risente delle gravissime carenze della politica urbanistica ed edilizia degli ultimi sessant'anni. Le recenti proposte di intervento sulle periferie degradate, avanzate dai sindaci di Roma e di Milano, sono operazioni indispensabili, ma occorrono idee chiare e calcoli precisi. Il piano per la rottamazione edilizia, che come Radicali con il professor Aldo Loris Rossi sosteniamo da tempo, parte dalla consapevolezza che bisogna distinguere tra edifici post-bellici, privi di qualità e non antisismici, che in Italia ammontano a circa 43 milioni di vani, ed edifici a norma (circa 47 milioni di vani). A fronte di questa distinzione non ci pare abbia senso proporre l'abbattimento di tutti gli edifici delle zone periferiche individuate, magari per ricostruirle con risorse pubbliche. Oculatezza vuole che si proceda invece con la rottamazione degli edifici maggiormente a rischio, quelli non antisismici, da abbattere per riconcepirli e ricostruirli quali pezzi di città biocompatibili, grazie innanzitutto ad incentivi in premi volumetrici. Un grande progetto di politica urbana che offriamo ai sindaci Alemanno e Moratti quale avvio di un piano straordinario di rottamazione degli edifici post-bellici, privi di qualità e non antisismici.

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