Le comiche dei bio-agitatori

Dalla Rassegna stampa

 Un esperimento riuscito, quello di Venezia. Realizzato ricorrendo alla stimolazione magnetica transcranica. Con prospettive incoraggianti. «Si risveglia dal coma per sei ore. Un paziente settantenne del San Camillo in stato vegetativo da 5 anni» è il titolo della Nuova Venezia (10 dicembre). Simone Bianchi dà la parola ai medici: «Era in grado di mantenere gli occhi aperti nonché comprendeva ed eseguiva compiti volontari complessi su comando, come portare un bicchiere d’acqua dalla mano dell’esaminatore alla bocca».
 
 Un successo? Storce il naso Adriana Bazzi, che sul Corriere della sera (11 dicembre) ci dà degli "approfittatori", proprio così. L’esperimento, scrive, è stato «subito ripreso dal quotidiano "L’Avvenire" (con l’articolo determinativo: evidentemente ci legge spesso, ndr) che se ne approfitta per ribadire che in nessun caso si può "staccare la spina"». Inevitabile che l’ultima parte dell’articolo venga affidata al giudizio critico di Davide Mazzon, anestesista di Belluno, che arriva a dire: «In casi come questo si potrebbe ipotizzare una sofferenza psichica per il paziente», che «potrebbe acquisire una rinnovata consapevolezza della sua disabilità». Insomma, non svegliateli ma lasciateli riposare, possibilmente in eterno.
 
Spunti di cronaca divengono, con disinvoltura, occasioni di denigrazione e caricatura di chi la pensa diversamente. E i cronisti si tramutano in agitatori ideologici. Come Federico Tulli (Terra, 11 dicembre), la cui ignoranza precipita nella comicità involontaria, quando un suo articolo sul presidente della Camera (titolo: «Fini sdogana l’eutanasia») è occasione per svillaneggiare «il leader Udc Pierferdinando Casini, punta di diamante del cosiddetto Progetto culturale vaticano targato Camillo cardinal Ruini». Agh! Casini "punta di diamante" di che cosa? Del Progetto "vaticano"? Questi campioni del sentito dire, questi geni dell’approssimazione commuovono, sarà per questo che ci vengono le lacrime agli occhi.
 
 Contraddittorio, a volte non condivisibile, ma ben più documentato e interessante è l’intervento di Ignazio Marino sul Riformista (11 dicembre, titolo: «Morire resta un fatto personale»), che sembra replicare anche a Rita Bernardini (vedi "Frasi sfatte" di oggi): «Si è voluta strumentalizzare la tragica scomparsa di Mario Monicelli, per parlare di una presunta solitudine e di un diritto all’eutanasia confondendo ulteriormente i piani del confronto sulla fine della vita. Comprendo la legittima richiesta di alcuni di dibattere su un’azione che non condivido come l’eutanasia, ma ritengo che oggi sia più urgente concentrare le energie della politica sull’assistenza al paziente». Da Marino ci divide il pensiero sul cosiddetto "testamento biologico"; ma siamo uniti nella richiesta di cure palliative efficaci e disponibili per tutti, non solo a Bolzano, dove il 100 per cento dei pazienti trova aiuto: «Ritengo che, in materie così importanti per la vita, il primo dovere della politica e della medicina sia garantire la cura dei pazienti inguaribili e di coloro che sono spossati e vessati dal dolore cronico».

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