Come testimoniare al processo lungo

Scena: aula di tribunale.
Giudice: Dichiaro aperta la duemilacentesima udienza del processo. Ci sono testimoni della difesa?
Testimone: Ci sono io.
Giudice: Bene. Mi dica allora cosa ha da testimoniare.
Testimone: Ero alle sette di sera in agosto con milleseicento amici in un bar nei pressi di Segrate quando vidi l'avvocato Mills col cappotto passeggiare su un marciapiede.
E nel contempo il cavalier Berlusconi camminare con la scorta. Giuro che si incrociarono, nemmeno si salutarono e sparirono alla mia vista.
Giudice: La sua testimonianza collima con altre milleseicento testimonianze, con la variante che lei dice "col cappotto".
Testimone: Esattamente.
Giudice: Rivolgo a lei una domanda che faccio agli altri testimoni. Non le sembra improbabile che milleseicento persone stiano tutte insieme al tavolino di un bar?
Testimone: Eravamo un gruppo molto unito e a quell'ora giocavamo a carte. Quattro giocavano e gli altri millecinquecento guardavano. Inoltre sfruttavamo bene lo spazio. Io ad esempio ero dentro la tazza di un cappuccino.
Giudice: Caldo o freddo?
-Obiezione- dice l'avvocato Ghedini dalla sedia a rotelle - anche a nome degli altri settanta avvocati della difesa, dico che la domanda è inutile e pretestuosa.
- Obiezione accolta. Avanti un altro testimone.
Testimone: Sono il testimone duemilacentouno. (leggendo da un foglio) Mi trovavo con alcuni amici muratori nel solito bar di porto Cervo quando vidi il signor Dell'Utri tornare dalla spiaggia in accappatoio e incrociare Totò Riina in bicicletta. Mi ricordo come fosse oggi che Totò Riina frenò, i due si guardarono e non si salutarono né parlarono tra loro.
Giudice: Signor testimone, lei ha sbagliato processo lungo. Accompagnatelo nell'aula di fronte. Avanti un altro.
Testimone: Sono il duemilacentodue. Ero in un bar di Segrate con un migliaio di amici, quando vidi l'avvocato Mills camminare lentamente di buon passo sul marciapiede. Un'auto blu si fermò e ne scese l'onorevole Berlusconi.
Giudice: (con aria annoiata) Lo so, e nemmeno si salutarono.
Testimone: no no, si salutarono. Il presidente Berlusconi diede a Mills una busta. L'avvocato Mills la aprì e conteneva un biglietto di auguri di Natale con la polverina d'oro, e neanche un euro. L'avvocato Mills sembrò contrariato...
Giudice: Interessante. La sua testimonianza è diversa dalle altre.
Testimone: Mi hanno pagato di meno.
-Obiezione!- grida l'avvocato Ghedini- il testimone è evidentemente confuso.
Giudice: Va bene. Avanti un altro.
Testimone: Sono il testimone duemilacentotre e... non mi ricordo cosa dovevo dire...
Momento di tensione. L'avvocato Ghedini cerca di suggerire, il giudice lo zittisce.
Testimone: Ecco adesso mi ricordo cosa. Mi trovavo in una bocciofila a Segrate. E giocavamo a bocce seicento contro seicento. In una pausa andai al bar e vidi Berlusconi camminare lentamente di buon passo. Da un'auto blu scese l'avvocato Mills con due ragazze dalle forme prosperose evidentemente egiziane. Passò davanti a Berlusconi che li guardò con aria indifferente, anzi si fece il segno della croce.
Giudice: La sua testimonianza collima con altre seicentosei. Ci sono altri testimoni della difesa?
Ghedini: Per oggi no, eccellenza, il pullman del Milan che doveva portarli è fermo in un ingorgo sulla tangenziale.
Giudice(sbadigliando): Succede. La seduta è chiusa.
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