Come siamo diventati amici di Gheddafi

Nel discorso d'addio alla nazione dei 17 gennaio 1961, il Presidente USA Dwight Isenhower lanciò un monito che ancora oggi echeggia, disse infatti che "nei concili di governo, dobbiamo guardarci contro l'acquisizione di influenze che non danno garanzie, sia palesi che occulte, esercitate dal complesso militare - industriale. Il potenziale per l'ascesa disastrosa di poteri che scavalcano la loro sede e le loro prerogative esiste ora e persisterà in futuro".
A QUASI 50 ANNI da quell'appello nei giorni scorsi abbiamo assistito a una parata degli eredi di quel "complesso" in occasione della visita di Gheddafi a Roma per firmare contratti per oltre 40 miliardi di euro. Soldi che rafforzeranno tanto l'incontestata posizione dominante di gruppi italiani para-pubblici in quei settori, quanto l'anti-democratico Colonnello. Il generale Repubblicano, riteneva che non si dovesse “mai permettere che il peso di questa combinazione di poteri metta in pericolo le nostre libertà o processi democratici”. Berlusconi, più di tutti i suoi predecessori, ha perseguito il contrario e col peggiore degli alleati: Muhammar Gheddafi.
Eppure, all'inizio del 2003, quando le piazze gridavano pace e Marco Pannella aveva individuato nell'esilio di Saddatn Hussein l'unica vera alternativa all'imminente attacco all'Iraq, Berlusconi, durante un dibattito alla Camera aveva affermato che il suo governo stava "operando per cercare il modo di poter offrire, a chi dovesse accettare la via dell'esilio, opportune garanzie, con l'autorevolezza di enti internazionali che le possano poi mantenere. [...] abbiamo operato, e stiamo operando, per convincere il dittatore a dare garanzie precise alla comunità internazionale [...] Tutto questo lo stiamo facendo in un ambito di riservatezza - che è d'obbligo - non soltanto con un paese arabo, che si è offerto per la mediazione, ma con diversi paesi, tenendo costantemente informati al riguardo l'Amministrazione americana ed il Presidente di turno del Consiglio dell'Unione europea Simitis".
Quella opzione fu distrutta il 1 marzo del 2003 al vertice della Lega araba di Sharm el Sheik, quando Gheddafi approfittando della diretta dei lavori, prese improvvisamente la parola e attaccò i reali sauditi dando loro dei venduti perché avevano messo a disposizione dell'esercito Usa la terra della Mecca. Lo scambio che ne segui fece interrompere i lavori che avevano in agenda, tra le altre cose, l'adozione di una mozione che invitasse Saddam ad accettare l'esilio.
Il 20 marzo le truppe USA invadevano l'Iraq. Dall'inizio del 2003 la Libia è rientrata a pieno titolo all'interno della "comunità internazionale" con uno sdoganamento impressionante che da qualche parte ha avuto una regia. Il 20 gennaio, con 33 si, 3 no e 17 astenuti (compresi almeno 6 dei 7 membri dell'Ue in Commissione) la Libia viene eletta alla Presidenza della Commissione dei Diritti umani dell'Onu. In agosto Tripoli versa 2,7 miliardi di dollari alle vittime dell'attentato al volo Pan Am 103; alcuni giorni dopo, in una lettera al Consiglio di Sicurezza, si assume la responsabilità dell'attacco. Il 15 maggio 2006, dopo un quarto di secolo sulla lista USA degli Stati sostenitori del terrorismo, Tripoli rientra nelle grazie di Washington. Condoleeza Rice annuncia infatti di volerla rimuovere dalla lista. A un anno dalla cancellazione, il 24 luglio 2007, per intercessione della Francia, e dopo otto anni e mezzo di prigionia in Libia, otto infermieri bulgari e un medico palestinese accusati di aver infettato bambini col virus dell'AIDS vengono liberati dalle carceri libiche. Il 16 ottobre dello stesso anno la Libia viene eletta a maggioranza schiacciante al Consiglio di sicurezza per due anni dal 2008.
IL 30 AGOSTO 2008 , Berlusconi e Gheddafi firmano l'"Accordo di amicizia e collaborazione Italia-Libia", che prevede investimenti per 5 miliardi di dollari in 20 anni. All'inizio di febbraio del 2009, Gheddafi diviene Presidente dell'Unione Africana, mentre il 3 marzo 2009, il diplomatico libico Ali Treki viene eletto presidente dell'Assemblea Generale dell'Onu.
"Soltanto un popolo di cittadini allerta e consapevole" concludeva Isenhower "può esercitare un adeguato compromesso tra l'enorme macchina industriale e militare di difesa e i nostri metodi pacifici ed obiettivi a lungo termine in modo che sia la sicurezza che la libertà possano prosperare assieme." Alla sicurezza e libertà Berlusconi e i soci hanno opposto stabilità e affari. Occorre continuare a far emergere alcune verità evidenti.
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