"Come il 7 aprile ‘79 arresti preventivi per fermare i violenti"

Sono bastate due date a Maurizio Gasparri per mettersi contro mezzo Parlamento, e fors’anche qualcosina in più. Il capogruppo al Senato del Pdl torna sugli scontri dello scorso 14 dicembre, a Roma, per lanciare la sua ricetta anti-violenza: «Invece delle sciocchezze che vanno dicendo i vari Cascini e Palamara, qui ci vuole un 7 aprile. Mi riferisco al ’78 (per la verità era il ‘79, ndr) quando furono arrestati tanti capi dell’estrema sinistra collusi con il terrorismo». Insomma, per l’ex ministro alle Comunicazioni ci vuole una «vasta e decisa azione preventiva». Anche perché, sottolinea, «si sa chi c’è dietro la violenza. Tutti i centri sociali i cui nomi sono ben noti. La sinistra per coprire i violenti ha mentito parlando di infiltrati: bugie. Per non far vivere all’Italia nuove stagioni di terrore occorre agire con immediatezza. Chi protesta in modo pacifico va diviso dai gruppi di violenti criminali che costellano l’area della sinistra». Gasparri, insomma, prospetta il «pugno duro», ma l’opposizione insorge. E pure nel governo la proposta fa poca strada. Tant’è che il ministro della Difesa Ignazio La Russa taglia corto: «Non credo che invochi leggi speciali. Bastano quelle che ci sono, basta farle rispettare». Insomma, altro che «Daspo» (il divieto per i violenti a partecipare alle manifestazioni evocato da Maroni e mutuato dallo sport) sul quale, pure, divergenze e scontri non erano certo mancati. Gasparri guarda oltre, e il Pd bolla la sua proposta come «irresponsabile». Per Andrea Orlando «si gioca con il fuoco. La magistratura - spiega - ha gli strumenti per fronteggiare la violenza senza l’esigenza di mettere in campo rigurgiti di stampo fascista». Poi, Walter Veltroni e la capogruppo al Senato Anna Finocchiaro. Per l’ex segretario del Pd «è grave che anche nel mondo politico ci sia chi, come Gasparri, sembra voler esasperare il clima». Mentre Anna Finocchiaro attacca: «Se Gasparri conosce nomi e cognomi li faccia. Altrimenti rispetti le autorità competenti senza avvelenare il clima con dichiarazioni provocatorie e parafasciste».
Nello scontro si butta Nichi Vendola: «L’arresto preventivo è un annuncio di fascismo. Gasparri all’età di questi ragazzini aveva l’attitudine alla violenza teppistica». Parole per le quali il presidente dei senatori del Pdl promette una denuncia: «Dice sciocchezze e protegge i violenti».
Immediata la solidarietà di Massimo Donadi (Idv) che vede Gasparri come «un pericoloso provocatore», mentre il finiano Fabio Granata osserva che «tra fantasiose proposte di Daspo per i manifestanti e farneticanti ipotesi di arresti preventivi, Pdl e Lega rischiano di creare dinamiche sudamericane in Italia. Ascoltiamo piuttosto i giovani e creiamo condizioni di partecipazione».
Nel vortice delle polemiche incappa Oreste Scalzone, il leader di Potere Operaio arrestato quel 7 aprile e per il quale «Gasparri straparla» dimostrando così tutto il suo «animus da sicofante», quindi tocca al segretario dei Radicali Italiani Marco Staderini che parla di «fascismo da sceriffi», anche perché, aggiunge, «Daspo e arresti preventivi sono forme di controllo sociale assolutamente necessarie a un regime che da sessant’anni governa le leggi della mafie partitocratiche». Quindi Pier Ferdinando Casini che auspica «nervi saldi» e chiede di «non esacerbare gli animi».
Dunque dialogo, partecipazione e democrazia. Temi sui quali, ieri mattina, si era soffermato anche il presidente del Senato Renato Schifani a margine del concerto di Natale a Palazzo Madama. «Mi auguro aveva sottolineato la seconda carica dello Stato ricordando i recenti scontri - che le proteste, se ci saranno, si svolgano in piena democrazia, nel rispetto dei diritti costituzionali. Quando invece la protesta diventa violenza, come quella cui abbiamo assistito, ogni forza politica e ogni istituzione deve deprecarla senza se e senza ma».
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