Il colpo basso di Veronesi

Dalla Rassegna stampa

 

Un rinomato oncologo, noto in tutto il mondo per la sua attività clinica e di ricerca, in queste ore è al centro del dibattito sulla politica energetica italiana: il senatore del Pd, potrebbe diventare presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. In Paesi più seri, probabilmente non si sarebbe arrivati a proporre per la guida dell'organismo pubblico di controllo del nucleare il nome di un nuclearista convinto, grande medico, non proprio un esperto di fisica e ingegneria. E di un signore che ha scelto di rappresentare in Parlamento un partito, il Pd, che dice no al ritorno al nucleare. Cercare il colpo basso, come fa il Governo offendo a Veronesi questa presidenza camuffandola da scelta di garanzia, non è in effetti una cosa seria. È semmai l'ennesimo tentativo di Berlusconi di gettare fumo negli occhi dell'opinione pubblica propagandando quel fantomatico nucleare sicuro e risolutore che, al momento, non esiste in nessuna parte del mondo. Il nucleare è antieconomico ed è insicuro, e per di più non sarebbe affatto sostitutivo dell'elettricità prodotta con le fonti fossili. Se davvero l'Italia si concedesse la follia di spendere 25/30 miliardi di euro per avere, fra quindici o vent'anni, quattro centrali nucleari, non avremmo guadagnato nulla in innovazione energetica, probabilmente avremmo bollette ancora più care per i sussidi diretti o indiretti che il nucleare inevitabilmente richiede, e invece ci ritroveremmo a pagare costi pesantissimi in termini ambientali e di conflittualità sociale. Il no al ritorno al nucleare, per essere forte e credibile, deve però accompagnarsi all'indicazione puntuale delle vie da battere per riformare radicalmente il nostro modello energetico. Il disegno di legge di iniziativa popolare sulle rinnovabili, proposto dal "Comitato per le rinnovabili contro il nucleare", è un eccellente strumento a questo scopo, che renderebbe molto più rapido il decollo delle energie pulite. È l'occasione, intanto, per raccontare agli italiani che dal 1987 - l'anno in cui l'Italia decise di rinunciare alle centrali atomiche - a oggi, il nucleare è più o meno sempre lo stesso, mentre le energie rinnovabili hanno compiuto un gigantesco salto in avanti. Il disegno di legge è anche un terreno d'iniziativa di mobilitazione che può vedere il centrosinistra nuovamente unito, ma unito sulle proposte e non soltanto sul no a Berlusconi. Tra i nostri elettori, e in generale tra i cittadini italiani, c'è una gran voglia di una politica che si occupi dei problemi del Paese anziché dei propri. Basta vedere il milione e mezzo di firme per fermare la privatizzazione dell'acqua. Salvaguardare i beni comuni può essere una parola d'ordine vincente per il centrosinistra, i riformisti, i progressisti, o come diavolo ci vogliamo chiamare. Diamo dunque al centrosinistra un cavallo di battaglia con cui motivare chi ha perso fiducia e conquistare chi guarda a questa metà del campo con diffidenza, e facciamolo anche con la proposta di legge Grandi, che ha basi solide in quanto di buono ha fatto il centrosinistra in campo energetico. Ma il centrosinistra, a cominciare dal Pd, deve crederci di più in questa battaglia, deve deve vederla finalmente come uno dei campi di confronto politico dove son più vistose le differenze con la destra, con la nostra destra. Non è così dappertutto. Ci sono Stati come il Regno Unito di Cameron, la Germania della Merkel, la Svezia del primo ministro Reinfeld, la California di Schwarzenegger, dove di ambiente parlano molto e molto si occupano, con scelte spesso coraggiose, anche i conservatori. Del resto, in questi anni di recessione proprio la green economy è stata una delle principali risposte anti-cicliche contenute nei programmi di investimenti pubblici straordinari a sostegno della crescita. A noi tocca la destra più anti-ecologica d'Europa e forse del mondo, tocca un governo che fa votare dalla sua maggioranza in Parlamento mozioni che negano il problema dei cambiamenti climatici, che cerca di tagliare gli incentivi alle rinnovabili, che azzera il credito d'imposta sulle ristrutturazioni energetiche degli edifici grazi al quale migliaia di famiglie hanno ridotto la loro bolletta e il loro inquinamento. Tutto questo non è rassicurante, anzi è pessimo. Ma almeno dà un'ottima carta da giocare nell'opposizione: se i temi del disegno di legge sul quale fino a dopo l'estate si raccolgono le firme, diventeranno uno dei "leit-motif" dei progressisti italiani, avremo fatto un bel passo verso la possibilità di un centrosinistra rinnovato, non più ripiegato sulle divisioni di ieri ma capace di convincere gli italiani di oggi dando speranza e fiducia nel domani.

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