La colonna emiliana nell'esercito dei franchi tiratori

Dalla Rassegna stampa

Arriva il senatore del Pdl Augusto Minzolini, abito blu e scarpe nere lucide, tutto in ghingheri come per un matrimonio, però di nuovo con il passo del cronista, l’odore del Transatlantico deve avergli riscatenato il vecchio istinto. «Dicono che i franchi tiratori siano oltre duecento» (mette su il ghigno beffardo di uno che ti sta dando una notizia certa). Il senatore del Pd Nicola Latorre si volta di scatto (lui, invece, mette su uno sguardo dove non si capisce se prevalga il panico, o l’incredulità). «Cosaaa? Ma no... ma dai, Minzo... ma è impossibile... ma che dici... ma figurati...». E invece, un’ora dopo, eccoci qui a fare la conta del primo scrutinio, e la conta è inesorabile: a Franco Marini sono mancati ben più di 200 voti.
«Allora, vediamo un po’...»: questa è la voce di Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera, uno che ha studiato dai Radicali prima di arrivare al Pd. «Mhmmm... Beh, i renziani, intanto, sono una cinquantina.. poi io aggiungerei che una settantina di voti sono andati smarriti tra Fratelli d’Italia e Lega, e tra quelli di Tabacci e di Monti... A quanto siamo? A 120, giusto? Beh, tutti gli altri voti, almeno un centinaio, non sono arrivati dal Pd». Il suo, Giachetti, l’ha dato a Emma Bonino. Rosario Crocetta ha votato per Piero Grasso. La Pezzopane per Rodotà. Anche Ignazio Marino, candidato sindaco al Campidoglio, per Rodotà. Passa la Madia: «Nemmeno io ho votato per Marini...». Qualcuno ha provocato: voti all’attrice Valeria Marini e a Veronica Lario, moglie di Berlusconi. Genialata situazionista di chi, sulla scheda, ha evocato il Conte Mascetti (Ugo Tognazzi nel film capolavoro «Amici miei»). L’onorevole Michele Anzaldi viene a sedersi su un divanetto: «Visto quante preferenze per Chiamparino? Ben 41. E sono quasi tutti voti renziani destinati, vedrete, a crescere, a raddoppiare nel secondo scrutinio».
Gira voce che decine di parlamentari del partito democratico provenienti dall’Emilia-Romagna siano stati raggiunti da email e sms, tutti messaggi in cui si chiedeva, e in qualche caso ordinava, di non votare per Marini. «Guardi che non è una voce, è la realtà» (questa è la senatrice Josefa Idem, canoista olimpionica da Ravenna). Può essere più precisa? «Sa con quanti voti sono stata eletta? Circa 9 mila... e non uno, di quei miei elettori, non uno sarebbe stato contento di ritrovarsi con Marini al Quirinale...». Quindi lei... «No, aspetti, mi faccia finire: perché, vede, io ci sto pure a subire il lancio di uova marce dai miei elettori, però ne deve valere la pena. Invece il segretario ieri sera ci ha convocati in fretta e furia in un cinema, alle otto e mezza di sera, e cosa ha fatto? Ci ha presentato la lista della spesa...». È un giudizio severo, senatrice. «Era la lista della spesa: votate per quello, fate così, che abbiamo deciso così». E lei... «Ho votato scheda bianca». Scheda bianca pure per Tabacci. Casa: «No... ehm... no, non mi risultano schede bianche tra noi di Scelta civica...». Civati, Pd: «Io ho votato per Rodotà». Verini, Pd: «Io mi ero permesso di chiedere a Marini un passo indietro». La Moretti (persino lei, una delle poche autorizzate a sedere alla tavola del cosiddetto «tortello magico» bersaniano): «Scheda bianca, sì». Orlando, giovane turco molto richiesto dalle tv, e molto amareggiato, tagliente: «Diciamo che parecchi bersaniani e tanti del gruppo di Letta oggi hanno giocato a fare i franchi tiratori...». Colpisce che una volta, per scoprire un franco tiratore, dovevi star lì a investigare per ore. Qui invece tutti vengono e ti spiegano, confessano, tutti senza un filo di pentimento.

 

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