Colombo: il Pd chieda di cancellare il trattato

«Nessun rimprovero», ci tiene a precisare. Ma l'intervista, rilasciata martedì scorso al Sole 24 Ore, in cui l'ex segretario del Pd Walter Veltroni ha puntato di nuovo il dito contro il silenzio dei pacifisti sulla crisi libica, ha provocato in lui un piccolo moto di dispiacere. Tanto che ieri, rispondendo alla lettera di una lettrice sul Fatto Quotidiano, l'ex direttore dell'Unità e ora deputato del Pd, Furio Colombo, è tornato sulle parole dell'ex sindaco di Roma, non risparmiando critiche al suo partito. «In quel colloquio - racconta Colmbo - mi ha colpito il modo in cui Veltroni ha giustificato il silenzio delle piazze su Gheddafi parlando di vicende lontane. Ebbene dice una cosa che non riesco a capire - aggiunge - perché le grandi manifestazioni sono sempre avvenute per fatti lontani e non nelle vicinanze della parte politica in cui lui e io ci muoviamo».
Insomma, più che sollecitare una maggiore attenzione dei cittadini su ciò che accade al di là del Mediterraneo, Colombo vorrebbe che Veltroni e il suo Pd fossero animati da un'altra preoccupazione. «Ogni giorno - arrivando al gruppo alla Camera rivolgo la stessa domanda ai miei colleghi: quando chiederemo la cancellazione del trattato di amicizia tra Italia e Libia».
Un trattato che ha sempre osteggiato. Fin dal gennaio 2009 quando l'ex direttore dell'Unità, insieme a un altro democratico, Andrea Sarubbi, e ai sei radicali arruolati nelle file del Pd, votò contro quell'accordo che fu poi approvato dalla Camera con una maggioranza molto ampia (413 voti favorevoli), anche grazie al via libera di gran parte dei democrats. «Tutti mi dicono che il trattato è sospeso, si dà per buona la rassicurazione del ministro Frattini, ma i trattati non si sospendono certo da soli e quell'accordo stabilisce una speciale intimità tra i due paesi, un rapporto che non abbiamo nemmeno con gli Stati Uniti».
A questo punto Colombo vorrebbe quindi segnali concreti dalla maggioranza e dal Pd. «Penso - sottolinea l'ex direttore del quotidiano fondato da Antonio Gramsci - che l'Italia debba subito interrompere il trattato e partecipare a tutte le iniziative internazionali, compreso il controllo dei cieli, a patto però che non si trasformino in atti di guerra».
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