Col giudice di CL un Formigoni è per sempre

Dalla Rassegna stampa

 

“I1 limite del secondo mandato per i governatori delle Regioni previene un conflitto d'interessi oggettivo, palese nel caso di Roberto Formigoni", accusa il radicale Marco Cappato, impegnato nel ricorso d'appello contro l'eleggibilità del presidente della Lombardia. "Questo si manifesta chiaramente - afferma Cappato - nel caso del giudice che ha bocciato il ricorso in primo grado: si tratta di Alda Vanoni, in passato organica del movimento cattolico Comunione e liberazione (di cui Formigoni è un esponente di primo piano), per cui è stata fondatrice e presidente dell'associazione Famiglie per l'accoglienza".
Insomma, i Radicali accusano il giudice della prima sezione civile del Tribunale di Milano di aver bocciato il ricorso dei grillini perché "amica" di Formigoni? "Non è così - precisa Cappato - per sgomberare qualsiasi equivoco partiamo, anzi, dalla migliore delle ipotesi, cioè dal fatto che la decisione sia stata presa prescindendo completamente da rapporti così solidi ed evidenti tra il giudice Vanoni, Formigoni e Comunione e liberazione: diverse le sue partecipazioni, ad esempio, al meeting di Cl di Rimini". Facciamo un passo indietro.
A LUGLIO la doccia fredda: il Tribunale di Milano boccia il ricorso dei "grillini" e lascia Roberto Formigoni (Pdl) seduto comodo sulla poltrona di governatore della Lombardia. Il Movimento 5 Stelle aveva presentato ricorso perché Formigoni è già al quarto mandato, mentre una legge nazionale impone un limite di due per i presidenti delle Regioni. Stesso problema del governatore dell'Emilia Romagna Vasco Errani (Pd), al terzo mandato, e proprio oggi il Tribunale di Bologna valuterà il caso in seguito al ricorso presentato sempre dai "grillini" insieme ai Radicali.
Cappato precisa anche che "le norme sul conflitto d'interesse dei magistrati non danno possibilità, secondo noi, di intervenire in alcun modo". Ma nel caso Formigoni, "anche questo episodio, lasciando perdere quanto emerso dall'inchiesta sulla P3, è una dimostrazione palese di come il governatore sia ormai al centro di un sistema di potere ampio e diversificato che ha rapporti con tutti i poteri della Lombardia, anche con i giudici evidentemente: altra dimostrazione di quanto sarebbe positivo limitare a due i mandati, cosa per altro che la legge nazionale già impone". Però, come si spiega allora la bocciatura del ricorso da parte del giudice Vanoni? "La motivazione - spiegano i Radicali - non sta in piedi dal punto di vista giuridico: per non incappare nel limite dei due mandanti basta non modificare la legge elettorale, questo l'espediente trovato che, secondo il Tribunale, permetterebbe di aggirare la legge dello Stato".
Il giudice Alda Vanoni è stata, quindi, per Cl, fondatrice dell'associazione Famiglie per l'accoglienza, "una rete di famiglie diffuse sul territorio nazionale e in diversi Paesi del mondo, che si sostengono nell'esperienza dell'accoglienza familiare e la promuovono come bene per la persona e per la società intera", come scritto nel sito web, dove si legge anche che "numerosi sono i progetti già realizzati o in corso d'opera, sostenuti in gran parte dalla Regione Lombardia tramite la L.r. 23/1999 a favore dell'associazionismo familiare e fortemente improntata ad uno spirito di sussidiarietà orizzontale".
CAPPATO, quindi, ritiene "che questa informazione, che troviamo sul loro sito, aggiunge alla vicinanza ideale e culturale, una questione di finanziamenti regionali, quindi un'espressione di potere: appare evidente, in termini di opportunità, che il giudice Vanoni avrebbe fatto meglio a fare un passo indietro tirandosi fuori da quella decisione. Ma così non è stato". Il giudice Alda Vanoni, lo scorso febbraio, salì già agli onori delle cronache dopo aver bocciato la causa - promossa dal gruppo editoriale L'espresso di Carlo De Benedetti - per concorrenza sleale nei confronti del premier Berlusconi, perla frase "non date pubblicità a chi si comporta così", riferita ai giornali "pessimisti" che criticano il governo.

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