Col Cav o senza il Cav. Pannella per adesso si affida a Vasco Rossi

Dalla Rassegna stampa
"Al diavolo non si vende, si regala". Resta da vedere se il patto col "diavolo" ci sarà e soprattutto se sarà digerito da una base che ha utilizzato il web per dirne di tutti i colori a Marco Pannella, subito dopo l'incontro con Berlusconi. Sembra quasi uno scherzo del destino, ma il congresso dei radicali a Chianciano si apre con Eh già e la voce di Vasco Rossi, l'artista che è un po' il fiore all'occhiello dell'armata pannelliana essendo iscritto al partito da venticinque anni. Parole e musica che sembrano scritte proprio per l'occasione: "Ormai io sono vaccinato, sai, ci vuole fantasia e allora che si fa". Già, e allora che si fa?, si chiedono i partecipanti alla kermesse che dura fino a domenica. Due sono le strade che sembrano privilegiate: o si va in qualche modo e con molte sfumature a braccetto con il Cavaliere, appoggiando l'azione del governo in determinati campi senza però perdere la propria identità. Oppure si resta ancorati all'opposizione, magari ridisegnando i difficili rapporti con il Pd, chiamato a battere un colpo e a far capire che il gruppo dei radicali non è un'appendice. Tertiurn non datur, stando alle prime battute del congresso, a meno che non si opti per l'autonomia assoluta, quell'andare da soli che significherebbe tornare in campo con i banchetti, raccogliere firme per nuovi referendum, trovare un'altra battaglia forte, capace di caratterizzare e di far recuperare quei consensi persi dopo l'abbraccio con i democratici.

Non è una scelta facile, i radicali sono più divisi di quanto sembra, la Bonino non è disposta a giocare di rimessa e per adesso agisce da "separata in casa". Per il momento, in attesa di definire una strategia comune e cercare punti d'intesa più solidi, meglio affidarsi a Vasco, di cui i radicali diffondono sul sito internet un'intervista al Tg1: «Non mi occupo di politica - le parole dell'artista - ma credo nell'importanza delle battaglie a difesa dei diritti civili. Ho paura dell'oscurantismo. Considero Pannella il mio alter ego politico». Ed è proprio il tema dei diritti il cuore del congresso. Non a caso, forse per ridarsi o ritrovare un'anima, i radicali hanno preparato tutto come ai vecchi tempi e con uno stile antico, chiamando a raccolta nel Centro Excelsior militanti dei diritti umani provenienti da tutto il mondo, appartenenti a diversi orientamenti politici, culturali e religiosi, così da ridare smalto ai lavori. Molti i nomi snocciolati: Biram Dah Abeid, leader del movimento antischiavista in Mauritania; Rebiya Kadeer, la "guerriera gentile" leader del popolo Uighuro, che vive in esilio negli Stati Uniti; il presidente del Parlamento tibetano in esilio Penpa Tsering, il leader dei Montagnard dell'altopiano indocinese Kok Ksor, l'ex direttore dell'ufficio del rabbino capo di Israele Dov Halbertal, l'ex ministro degli esteri croato Tonino Picula, la giornalista e scrittrice israeliana Anna Mahjar-Barducci. E poi ancora parlamentari ed esponenti politici provenienti da tutta Europa, dai paesi arabi dell'area mediterranea, dai Balcani, dal Caucaso, dall'Asia centrale e dall'Africa.

Torna anche il linguaggio tanto caro ai radical: siamo nonviolenti, transnazionali, il nostro è un transpartito. E la sottolineatura finisce sotto la parola "liberale". Sì, perché diversi sono gli slogan che compongono il fondale del congresso: "Rivoluzione liberale. Con Berlusconi tutti via, anche la sinistra di regime". Ed è così che prendono il via i lavori, con la relazione introduttiva di Pannella, due ore di intervento ma alla politica italiana solo un accenno sulla vicenda dei deputati radicali eletti nelle liste del Pd: «Abbiamo sempre cercato di parlare con questi compagni, ma stando ben nascosti nelle loro liste con tanti ricatti che abbiamo avuto la forza morale di subire». La convocazione d'urgenza del congresso è motivata dal fatto che occorre governare le grandi questioni politiche e sociali del nostro tempo «contro la deriva delle democrazie, ormai sempre più vicine alla "democrazia reale" come lo fu il socialismo fino alla fine dell'Urss». Sullo sfondo, il confronto sul dialogo con Berlusconi, la tentazione di avere una piccola pattuglia in Parlamento corteggiata da molti e quindi diventata indispensabile per far sorridere il pallottoliere. E da questa posizione "comoda" i radicali vogliono trarre profitto politico, tenendo presente che, come canta Vasco Rossi, «al diavolo non si vende, si regala».

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