Il club Pannella prende voti solo sui giornali

Berlusconi sta traghettando l’Italia in un altro secolo. In questi sedici anni ha pensionato tutta una schiera di dinosauri del centrosinistra (Occhetto, Prodi, D’Alema, Amato, Rutelli, Fassino, Veltroni e adesso Bersani) e di sigle (la "macchina da guerra occhettiana", l’Ulivo, l’Unione, il centrosinistra, il Pd).
Poi nel 2008 ha rottamato comunisti e verdi, perla prima volta spariti dal Parlamento: un evento storico. l comunisti sono diventati roba del secolo scorso.
Al museo delle ideologie otto-novecentesche mancava ancora qualcosa. E infatti stavolta per chi suona la campana? Per i radicali di Pannella e Bonino. Ormai vanno archiviati anche loro come classe politica del secolo scorso (del resto il Pr è uno dei partiti più vecchi). Ma soprattutto va rottamata l’ideologia radicale. Quella storia è finita. Andate in pace.
Certo, i radicali sono elettoralmente marginali, ma sul piano culturale e politico hanno pesato assai più dei voti che avevano. Questo piccolissimo partito che ha sempre fatto molta opinione, tanto chiasso e - a mio avviso - grandi guasti, aveva almeno una bandiera meritoria - il garantismo - ma l’hanno messa in soffitta da quando si sono alleati col Pd e, di fatto, con Di Pietro: è rimasto solo Massimo Bordin, da Radio radicale, a tenere accesa, con qualche sacrosanta considerazione, la fiammella della buona giustizia, ma pare ormai un suo hobby solitario.
La sconfitta politica di Emma Bonino è clamorosa non solo perché ha perso le elezioni in Lazio, dove si annunciava una stagione zapateriana con grandi proiezioni e ambizioni nazionali, ma pure perché ha fallito un gol a porta vuota. E’ ascrivibile in parte ai radicali (sul piano ideologico) anche l’ex governatore piemontese Bresso: pure lei sconfitta.
La Bonino - dicevo - si era trovata in una situazione straordinaria. Grazie alla vicenda Marrazzo infatti, dopo la quale il Pd non ha avuto il coraggio di presentare un suo candidato alla Regione Lazio, la Bonino è diventata la candidata dello schieramento maggioritario, quel centrosinistra che ha finora governato il Lazio. Un caso di suicidio politico mai verificatosi prima. Come se non bastasse, al suicidio del Pd si è aggiunto quello del Pdl che in provincia di Roma - per ragioni ancora non chiare non è stato presente con la sua lista. A questo punto vincere, contro una candidata assai debole, come Renata Polverini, è diventato facilissimo. Era come fare un incontro di box con un avversario che ha una mano legata. Invece la Bonino ha perso. La batosta - dicevo - segna la fine politica dei radicali, anche se Bersani persevera nel difendere la scelta suicida fatta nel Lazio (che gli è costata pure una rottura con la Chiesa e una miniscissione). Ma soprattutto segna la fine dell’influenza culturale pannelliana che è stata per anni cospicua, soprattutto sulla generazione post-sessantottina (penso, per fare due nomi, a Adriano Soffi e Paolo Mieli) e sugli ex Pci alla ricerca di una identità dopo il naufragio dell’ideologia e dell’esperimento comunista.
Se nel Paese reale era difficilissimo trovare qualcuno che si dicesse di idee radicali, nel Palazzo, soprattutto quello dei giornali, è sempre stato frequentissimo. Infatti i giornali, lontani anni luce dall’Italia vera, hanno alimentato per decenni la mitologia del Pannella profeta e pioniere che rappresenterebbe, nel profondo, la maggioranza degli italiani. I giornali continuano tuttora a rappresentare l’Italia come se fosse quella degli anni settanta, dei referendum su divorzio e aborto.
Soltanto la sociologia più seria si è accorta che nel periodo 1980-2000 l’Italia ha progressivamente capovolto la rotta e si è deradicalizzata. Grazie a fortissime novità culturali (la rinascita del mondo cattolico per la carismatica figura di Giovani Paolo II e per i nuovi movimenti) e grazie anche a novità politiche, come l’era Reagan, il crollo del comunismo e, in Italia, l’arrivo della novità liberai-cattolica rappresentata da Silvio Berlusconi e dalla Lega Nord.
Il compimento di questo processo di "deradicalizzazione" è stato sancito con il referendum del 2005 sulla fecondazione assistita, dove i radicali e i giornali (pressoché tutti schierati con loro) affermavano di avere dalla loro parte la stragrande maggioranza del Paese, mentre le urne hanno dimostrato che la stragrande maggioranza del Paese ha da tempo voltato le spalle a Pannella e ha preferito ascoltare il saggio consiglio della Chiesa.
Il buon senso liberalcattolico del centrodestra ha stravinto. Quindi la fine culturale dell’ideologia radicale data già al 2005. Se c’era bisogno di una conferma politica è arrivata con queste elezioni. Questa è la realtà. Questi sono i fatti. Poi esiste il mondo delle opinioni, delle mitologie e a volte del cabaret, cioè quello dei giornali. Che continuano a ignorare l’Italia reale e a gabbare per vera quella che hanno in testa loro. In questa dimensione onirica ieri poteva capitare di leggere - nientemeno sul Sole 24 ore - una surreale apologia di Vendola e della Bonino: «è grazie a due candidati extra-Democrat che il Pd è riuscito a vincere una sfida - quella di Vendola che ieri sera era già netta - e a tenere sul filo un’altra regione, il Lazio con la Bonino».
Come se la Bonino avesse vinto. Chissà che film hanno visto... Poi c’è pure uno sgangherato articolo della Repubblica che ipotizza addirittura, per il centrosinistra, un ticket Nichi-Emma. Una botta di comicità strepitosa. Se qualcuno l’ascoltasse sarebbe un suicidio definitivo che regalerebbe l’Italia al centrodestra per anni.
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