Clericalismi

Dalla Rassegna stampa

Riemerge dal mio caos cartaceo un libro che avevo persino dimenticato, e vi trovo lo spunto perla colonnina... Però, alt un momento, vedo che ho evocato il caos. E' un termine intrigante,
ambiguo, a volte mi lascia perplesso l'immagine del caos quale stato primigenio delle cose, del mondo. Non mi soddisfa, non mi appare sempre credibile, non mi è impossibile pensare che all'inizio primordiale del tutto c'era un ordine perfetto, metafisico ed eterno, ogni cosa al suo posto come nella cucina di una brava massaia - tipo mia moglie e che quest'ordine è stato sconvolto per un intervento misterioso, chi sa se "intelligente" oppur folle, fino a dar luogo al disordine mondano e umano di questa dantesca "aiuola che ci fa tanto feroci"... Ma queste sono ubbie, non faranno testo nel dibattito tra evoluzionismo e creazionismo.
Torniamo dunque al libro. E' una veloce antologia di Gaetano Salvemini dal volterriano titolo "Dizionario delle idee", curata da Sergio Bucchi per gli Editori Riuniti e allegata a un numero dell'Unità del 2007. All'epoca forse ancora non era nato il Partito democratico, e il partito comunista tentava di aprirsi a esperienze non sue, e forse un tempo combattute, per riciclarsi come forza democratica credibile. Abbandonato il mitico albero genealogico togliattiano - De SanctisLabriola-Croce-Gramsci - tra le icone da installare sull'altarino dei Penati e dei Lari del Bottegone c'erano Salvemini, appunto, poi i fratelli Rosselli e via via esumando. Il tentativo di "restyling" fallì, come era ovvio. Ma lascio stare, non è questa la sede per certi discorsi. Apro il volumetto alla pagina dove avevo già inserito una strisciolina di carta, a moì di segnalibro, su certe citazioni salveminiane.
Clericalismo e anticlericalismo
La prima: "Se ne avesse avuto voglia, l'Osservatore Romano avrebbe capito che io appartengo a quella scuola politica per la quale la libertà è non solo la libertà propria, ma soprattutto quella degli altri; perciò non accetto nessun totalitarismo, né ecclesiastico, né secolare, perciò sono anticlericale, antifascista ed anticomunista". Viene dal Mondo del 6 giugno 1953. La seconda, apparsa su Critica Sociale del 5 aprile 1954: "E per carità, non cerchino di
chiuderci la bocca mettendoci in guardia contro l`anticlericalismo massonico-podrecchiano a base di pseudostoria e di sessualismo sboccato. L'anticlericalismo massonicopodrecchiano non ha nessun legame logico con l'ideale 'laico' di una società non dominata da nessuna clerocrazia - né vaticanesca, né massonica, né moscovita. Non ripeteremo mai abbastanza che il clericalismo, risorto in Italia non meno arrogante e minaccioso di quello con cui dovettero combattere i Cavour di un secolo fa, obbliga anche noi a riprendere - per quanto contro voglia - quella lotta;
ma questo nostro anticlericalismo non è salute: è una malattia fastidiosa, che ci è indispensabile per guarire da una malattia peggiore: il clericalismo; l'anticlericalismo segue il clericalismo come l'ombra il corpo: scomparso o attenuato l'uno, scomparirebbe o si attenuerebbe l'altro". Ed ecco la terza, ancora dal Mondo, l° dicembre 1951, in un articolo dal titolo "Saluto a don Sturzo": "Il clericale domanda la libertà per sé in nome del principio liberale, salvo sopprimerla negli altri, non appena gli sia possibile, in nome del principio clericale. Don Sturzo non è clericale. Ha fede nel metodo della libertà per tutti e sempre. E' convinto che, attraverso il metodo della libertà, la
sua fede prevarrà sull'errore delle altre opinioni per forza propria, senza imposizioni più o meno oblique. E questo, credo, era quel terreno comune di rispetto alla libertà di tutti e sempre, che rese possibile la nostra amicizia, al di sopra di ogni dissenso ideologico".
Nel 1948, su Controcorrente, Salvemini aveva addirittura scritto: "I seguaci di questa ideologia [clericale] affermano senz'altro che la laicità è 'irreligiosità'. Noi abbiamo il diritto di rifiutare ostinatamente questa menzogna. La laicità è una dottrina 'politica', la quale afferma la assoluta
incompetenza delle autorità secolari a decidere questioni religiose, e perciò nega loro ogni diritto di mettere la polizia a servizio di una religione anziché di un'altra. Oggi sappiamo che non c'è bisogno di una polizia per mettere la politica a servizio di una religione. La politica ha oggi metodi ben più sofisticati e sottili per governare e indirizzare '`opinione pubblica...". Ma ecco un brano, ancora da "Controcorrente", che mi lascia interdetto. Non lo registro qui di seguito, decido di dedicargli una colonnina intera. Farà arrabbiare certi laicisti accademici con la puzza sotto il naso. Loro sarebbero capaci di nasconderlo, facendo finta di non averlo mai letto, perché Salvemini vi contrasta certe loro credenze sballate ma irrinunciabili. E dunque a presto, ancora con Salvemini, un inaspettato Salvemini.
 

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