Claudio il recidivo che nega pure l'evidenza

Sarebbe comico, se non fosse tragico: qualcuno può aver comprato la casa a un ministro, senza che lui lo sapesse? Scajola, prototipo perfetto del prepotente che nega pure l’evidenza, non soltanto mente su un fatto documentale, quello del gravissimo regalo immobiliare ricevuto, ma crede di prendere in giro tutti. Sentendosi, come da immeritato nomignolo, Claudio l’Astuto, Ma sarebbe meglio chiamarlo Il Recidivo. Perchè macchia dopo macchia, scandalo dopo scandalo nel suo lungo "cursus disonorung" gonfio di incarichi, arresti, dimissioni, discese ardite e risalite e di nuovo capitomboli vissuti impunemente, mai è riuscito a mantenere, con decoro, un incarico ministeriale.
Non a caso, un grande democristiano ligure come Paolo Emilio Taviani, diceva del giovane Scajola, figlio a sua volta di una maggiorente della Baleno Bianca: «E’ una magnifica tempra di killer. Meglio che se ne resti nella sua Imperia». Fuori di lì, infatti, produce disastri. A dire il vero, di scandali e di problemi Scajola ne ha creati a getto continuo anche nella sua tata.
Da sindaco di Imperia, dove incarna un familismo amorale da Dc della decadenza e un clientelismo irrintracciabile neppure nel Mezzogiorno più atavico, nel 1983 deve dimettersi. Dopo che è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di tentata concussione aggravata nell’ambito degli appalti del casino di Sanremo. Settanta giorni di carcere a San Vittore. E in seguito verrà prosciolto dalle accuse.
Ma l’esperienza non insegna. Lo strapotere di Scajola e degli Scajola - il nipote è attualmente vicesindaco di Imperia, parenti e portaborse occupano tutto l’occupabile in quella zona della Liguria mentre il padre Ferdinando dovette a sua volta dimettersi da sindaco a causa della chiacchieratissima nomina del cognato a primario di chirurgia dell’ospedale cittadino - si sente titolare, conte dimostra anche la vicenda della casa al Colosseo, di una condizione da "legibus solutus" più tipica di una comunità
tribale che di una democrazia avanzata.
Anche le leggi del linguaggio, e del rispetto ungano, sono state profanate da Claudio il Recidivo. Il quale - «un piccolo sergente di fureria» , lo definì il filosofo Lucio Colletti, suo collega in Forza Italia - passerà all’anti-storia d’Italia per l’oltraggio orrendo che inflisse alla memoria di Marco Biagi, l’econornista ucciso dalle Br. «Biagi era soltanto un rompicoglioni, che voleva il rinnovo del contratto di consulenza col Viminale». Dal quale queste parole indegne, che s’erano aggiunte ai pasticci sanguinosi che Scajola contribuì a provocare al G8 di Genova, riuscirono ad evacuare Scajola.
Rassegnò le dimissioni, le dimissioni vennero accettate. Sempre la stessa storia. Che se non fosse tragica sarebbe ridicola, e comunque De Gasperi - di cui Claudio il Recidivo si professa ammiratore, di lui quanto di Berlusconi verso il quale egli «esercita un’adulazione impensabile perfino nelle corti del ‘600», parola di un altro filosofo ed ex parlamentare: Giorgio Rebuffa -si starà girando nella tomba,
In queste are, "Sciaboletta" - così lo chiamano per effetto del suo fisico non slanciato, sul tipo di quello di Vittorio Emanuele III - va dicendo col suo tono deciso che la catena di scandali non hanno mai incrinato: «Io considero la Politica, un’arte nobile che va scritta e praticata con la P maiuscola. E per esercitare questa nobile arte, bisogna essere sgombri da sospetti». Al di sotto di ogni sospetto, però, è la vicenda del volo quotidiano Roma-Albenga (33 chilometri da Imperia) sprizza spudoratezza da ogni suo millimetro. Questo volo ad personam viene inserito fra i 28 voli garantiti con onere di servizio pubblico (al costo di 945 infila euro a spese dello Stato). Entra in funzione il 17 maggio 2002. Viene soppresso dall’Alitalia poco dopo le dimissioni di Scajola dal Viminale. Ma appena Claudio Il Recidivo ridiventa ministro, all’Attuazione del programma, nel 2003 ricompare anche il volo, stavolta AirOne.
Quando poi finiscono la legislatura e l’incarico ministeriale del trasvolatore ligure, la tratta viene cancellata. Un italiano così ovviamente non merita il Pantheon. Ma neppure la vista sul Colosseo. Specie se a sbafo.
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