Cina e Turchia puntano sull'atomo: «Fukushima non ci fa cambiare idea»

Dalla Rassegna stampa

Nonostante il disastro in Giappone, la Cina e la Turchia non hanno intenzione di frenare la corsa al nucleare e accelerano la costruzione di nuovi impianti. In Cina si progetta la costruzione di 28 nuovi siti, vale a dire il 40% del totale in costruzione in tutto il mondo. Suin Quin, presidente della China National Nuclear Corporation, ha dichiarato che «l'incidente nucleare avvenuto in Giappone non avrà conseguenze e non cambierà i piani di sviluppo a lungo termine della Cina». Il gigante asiatico, ora in grado di produrre con le proprie forze quasi la metà della sua energia nucleare, è diventato sin dall'anno scorso uno dei maggiori acquirente di uranio australiano. Zhou Xi'an, direttore della Commissione nazionale dell'Energia, ha descritto questo come «un momento d'oro per lo sviluppo di energia nucleare in Cina». Secondo gli esperti, i reattori cinesi utilizzeranno tecnologie più avanzate rispetto al primo lotto di reattori commerciali installati in Giappone nel corso degli anni Settanta.
 
Anche la Turchia è dello stesso avviso ed è intenzionata a costruire due nuove centrali nucleari, sulla costa del Mediterraneo e del Mar Nero. Nonostante molti esperti abbiano dichiarato che la tecnologia che la Turchia vuole impiegare ha origini russe e non è conforme agli standard occidentali, presentando problemi di raffreddamento simili a quelli emersi a Fukushima, il premier Recep Tayyip Erdogan non vuole rinunciare all'atomo. Nonostante le enormi potenzialità naturali della Turchia, lo sfruttamento delle risorse alternative come eolico e solare non è considerata l'opzione migliore.

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