Le cifre di Ricolfi e quelle Istat

Il professor Luca Ricolfi scrive sulla Stampa articoli sempre documentati che meritano di essere letti, per poi magari discuterne le tesi. Ieri, cifre alla mano come suo costume, ci ha spiegato che in realtà non è vero quello che abbiamo letto su tutti i giornali, compreso quello dove scrive il professore, a proposito di disoccupazione giovanile. Non è disoccupato un giovane su tre ma uno su quattordici, e c'è una certa differenza. I giornali per la verità hanno solo ripreso i dati dell'Istat, il cui metodo però è contestato da Ricolfi.
Se si aggiungono ai giovani occupati e a quelli che cercano lavoro anche quelli che studiano, cosa che né l'Istat né gli altri istituti fanno, ecco che le cifre cambiano significativamente. In parole povere una versione documentata, e in forma civile, dell'invettiva del giovane vice-ministro Martone. Con una possibile aggravante, visto che l'età dalla quale si parte nel conto è quindici anni. Oltre ai fuori corso si possono additare al ludibrio del paese anche i ripetenti. Analisi severa e non priva di verità. Chi si parcheggia a scuola, e il lavoro nemmeno lo cerca, sfugge non solo alla produzione ma anche alle statistiche. Peccato che poi la diagnosi del professore veda di ciò responsabile la generazione dei baby-boomers e il suo patto scellerato con figli e nipoti nei quali ha instillato la sua irresponsabilità. Naturalmente anche qui c'è qualcosa di vero. Però per dirci che è tutta colpa del 68 bastava Gasparri.
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