Cicchitto: "No alla secessione". Salta il giuramento di Fossanova

La Pontida del Lazio non s`ha da fare. Scendono in campo i big del Pdl per scongiurare la secessione delle province di centrodestra che, in polemica con la Polverini, avrebbero dovuto avviare l`iter di separazione da Roma.
Già fissato il giuramento: il 17 all`Abbazia di Fossanova. Ma ieri Latina, Viterbo e Rieti l`hanno annullato. Isolando Frosinone, che ha invece deciso di resistere. «Noi andiamo avanti», proclama il presidente ciociaro Antonello lannarilli. «Vuol dire che il patto coi comuni, cui secondo la Costituzione spetta firmare il referendum autonomista, lo sigleremo alla Certosa di Trisulti o alla foce del fiume Cosa, che per noi è come il Po peri leghisti».
Il primo a mobilitarsi era stato Alemanno: «Sarebbe un suicidio», ripete da giorni il sindaco di Roma. Ieri è toccato al presidente dei deputati Fabrizio Cicchitto ammonire come «lo storico squilibrio tra Roma e le altre province del Lazio» non è «una buona ragione per avanzare proposte del tutto inaccettabili come quella di spezzare in due il Lazio». Ipotesi che «non verrebbe mai accettata a livello nazionale dove, casomai, si pone il problema della semplificazione degli enti locali e non della loro moltiplicazione».
Lettura subito contrastata da Storace («Cicchitto non demonizzi l`idea di Roma Regione», un vecchio cavallo di battaglia del leader della Destra) ma sposata dai coordinatori di Latina, Viterbo e Rieti capitanati dal senatore azzurro Claudio Fazzone, destinatario di avvertimenti pesanti a non alimentare la rivolta pena l`esclusione dal partito, già ventilata dopo la sfiducia da lui pilotata al sindaco ex An del capoluogo pontino. La prova che nel Pdl la faida interna si alimenta di ricatti più o meno espliciti. In grado di complicare la vita alla neo-governatrice, già alle prese con una maggioranza che perde pezzi (vedi Udc), ballerina (giovedì il Tar potrebbe bocciare l`allargamento del consiglio), in ebollizione permanente.
A proposito di ricatti non è un caso che i tre coordinatori "pentiti" siano tutti anche - parlamentari. Subito allineati con Cicchitto e schierati a difesa della «Polverini che ha avuto la lungimiranza di scommettere sin dall`inizio sulle province laziali». Tutte impegnate in una spericolata retromarcia tranne una: Frosinone, guida dei secessionisti. «Anch`io sono stato invitato a fermarmi», rivela Iannarilli. «Ma se chi è stato nominato ha paura a muoversi, chi come me è eletto dal popolo se ne frega dei parrucconi. Roma ha sempre drenato risorse a scapito nostro, è ora di finirla. Me lo chiedono i cittadini che hanno fatto vincere Polverini: se non era per i nostri 160mila voti, visto che a Roma ha perso, adesso alla Pisana c`era la Bonino».
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