A ciascuno il suo

L'Italia esce dal nucleare. Bene. L'energia, un argomento sul quale, stranamente, ho sempre avuto idee chiare. Non certo per merito mio, ma di un amico di gioventù. F. è stato un uomo ove la scissione aspetto fisico-contenuti morali intellettuali era massima. All'apparenza era un dandy mansueto, nella vita era un mistico logico dell'energia. Dopo la laurea in ingegneria nucleare, passa cinque anni in Usa per specializzarsi, poi si dedicherà alla progettazione di centrali nucleari, fino a 55 anni quando, senza vedere realizzato nessuno dei suoi progetti, verrà prepensionato. Per me, F. era un genio, tutte le sue analisi prospettiche, dopo 30 anni, si sono rivelate esatte. Sognava un mondo orientato al risparmio energetico, dove fossile, nucleare, rinnovabili trovassero un sano equilibrio, in attesa della soluzione definitiva, verso il 2100: le centrali H agli isotipi dell'idrogeno. Sognava anche una cultura del risparmio, attraverso strategie, sia di comunicazione diffusa, sia di incentivi e disincentivi economici sulle tariffe. Sosteneva che le due lobby (sciagurate) dei fossili petrolieri e delle rinnovabili avrebbero, prima eliminato nuove centrali idroelettriche (giocando sulla sindrome Vajont), poi il nucleare (Chernobyl, oggi Fukushima). Lui sapeva come sarebbe finita: «sarà la più grande rapina del secolo questo osceno scambio, ai petrolieri i quattrini dei consumatori, agli emiri del sole-vento i quattrini dello Stato». La sua profezia si è rivelata esatta, anche nella visione irenistica di costoro, dicevano: «Sconfitto il nucleare, ecco pronte le rinnovabili». F. ripeteva: «Una buffonata chic degli Al Gore e simili, in realtà, per cent'anni dovremo genufletterci verso libici, algerini, russi, per ottenere, a caro prezzo, il gas, a cui aggiungere, in bolletta, altri quattrini da regalare a emiri nostrani pannellari e pallettari». Ragazzi, spegnete la luce.
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